mercoledì 28 febbraio 2018

Maria Di Carlo al Consultorio dei diritti MIF

Sesto appuntamento con il ciclo di videointerviste "Storie di persone, storie di diritti, storie che hanno fatto la storia", in cui alcune personalità, che nella città di Palermo, si sono distinte per aver sostenuto e portato avanti i diritti dei più deboli, si raccontano davanti alle telecamere del Consultorio dei diritti MIF.

Una chiaccherata informale e accogliente dove poter conoscere in maniera più approfondita la persona intervistata, conoscendo aspetti del proprio percorso di vita che, nei contesti pubblici di tutti giorni difficilmente vengono fuori.

Oggi incontriamo Maria Di Carlo, figura di rilievo, a Palermo, nella lotta per i diritti delle donne, che ci racconta la sua storia, iniziata come giovane studentessa impegnata nella Corleone degli anni '70. Maria ci racconta i continui scontri con una mentalità chiusa e bigotta, sopratutto rispetto a certe tematiche come l'omosessualità, il femminismo e la mafia.

Per il suo impegno sociale e militante, Maria andrà incontro a diverse resistenze, sopratutto a livello familiare, che la porteranno a denunciare suo padre, che, per rivendicare il suo potere, l'aveva fatta ritirare dalla scuola.

Si tratta di una testimonianza molto toccante, che ricostruisce uno spaccato della Sicilia degli anni '70 teatro di un forte scontro generazionale, fra la dilagante creatività delle nuove generazioni che rivendicavano libertà di espressione e il conservatorismo delle vecchie fortemente legate a sistemi familiari patriarcali dove le donne non avevano nessuna voce in capitolo.

Buona visione

mercoledì 21 febbraio 2018

Una Siciliana in Colombia: un viaggio alla scoperta di un popolo che sta rinascendo. Ottava puntata

ph Lory Strano
Ottava puntata (per le puntate precedenti clicca qui) del reportage della nostra volontaria LORY STRANO che sta raccontando la sua esperienza di siciliana in Colombia, un paese che sta vivendo un periodo di forti cambiamenti sociali ed economici a seguito dell'accordo firmato Il 24 novembre 2016 fra il governo colombiano e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), una formazione di stampo marxista attiva da più di cinquant’anni che ha messo fine, grazie anche alla determinazione del presidente Colombiano Juan Manuel Santos, ad un lunghissimo conflitto armato che ha provocato quasi 220 mila morti, migliaia di desaparecidos e  sfollati per un totale di otto milioni di vittime. 


Una mattina mi sveglio e sento che è il momento di proseguire il viaggio. Sono drogata di storie, devo raccoglierne sempre più, coprire più km. Saluto S. e tutta la famiglia, il padre con la sua espressione umile e tenera, il fratello con le sue visioni rassegnate e l’umorismo come antidoto, la mamma con la gentilezza e la passione. Abbraccio S. è triste perchè le tenevo compagnia ma sa che la sua finestra sul mondo non smetterà di scriverle.
il vicino mi lascia con la moto verso il centro del paesino per 1000 pesos, gli sguardi addosso questa straniera che ha vissuto qualche giorno la loro vita. su uno dei bus che percorrono la lunga e unica strada de Los Montes de Maria, mi soffermo a pensare al professor L., mi manca parlare con lui ma adesso sono più forte e lo ringrazio per le volte che mi ha incoraggiata a prendere lo zaino e a non aver timore dei miei sogni. Guardo fuori e quei monti si sono trasformati: sono casa, hanno la forma che prendono le cose quando sono tue, dejavu, come se fossero sempre state lì dentro di te, come se le avessi già viste in sogno.

Penso a come dare un volto a chi un volto l’ha cercato per anni tra i piedi del letto, nascosti per soffocare il frastuono della paura quando lì fuori, in quelle notti buie la violenza spegnava le luci del villaggio, e il segno inequivocabile che erano arrivati a prendersi i sogni. “Ho passato la mia infanzia con il materasso sopra la testa, per ripararmi dai colpi di guerrilleros pieni di sè o paramilitari spietati” mi dice N. sul bus che mi porta a El Carmen.

ph Lory Strano

Ha una fisarmonica con sè, a breve allieterà un intero villaggio con la musica, perchè qui non si è mai fermata, anche durante il conflitto da varie voci ho ascoltato che si continuava a suonare che la violenza ha sempre lasciato spazio a quella bellezza dell’arte, della poesia, delle canzoni. è così intuitivo ci diciamo io e N, se la solitudine in Colombia si scacciava con la musica, la pace si costruirà con quella. C’è bisogno di una colonna sonora che suoni qualcosa di diverso, che esorcizzi il dolore, la pace è fragile, delicata e ha bisogno di un cuore pulsante che riaffermi l’identità che lasci andare le ferite del passato.

Mi risuonano le parole del prof L., la sublimazione dell’arte può tutto, Los Montes de Maria sono anche altro, c’è danza, c’è ritmo, i racconti di dolore si devono anche ballare.

Continuo verso il Carmen, la mia ricerca dell’altra faccia della storia segue, scendo dal bus e mi aspetta E., un giovane fotografo che avevo conosciuto a un incontro sulla memoria storica. Si è fatto prestare la moto da un amico per portare in giro la sua amica gringa e farle conoscere quel lato nascosto dei monti che ti arriva all’anima. Tra le foglie più verdi che abbia visto e una leggera piogge che ci coglie impreparati, scorgo la casa colorata rosa e blu del leader pacifista sopravvissuto ad anni di tempeste.
“Pacificamente siamo riusciti a ridurre l’ondata della violenza, qui in questo punto del monte non funzionano telefoni, anni fa non li avevamo neanche, eppure trovavamo un modo per comunicare tra noi contadini per difenderci. Se qualcuno veniva minacciato, ci presentavamo tutti a casa sua disarmati ma con
Varie volte è stato inserito in programmi speciali di protezione che si trasformavano semplicemente in un gilet antiproiettili e in un filo diretto con le forze dell’ordine. Tutte cose che lui non ha mai utilizzato, credendo di più nel movimento per la pace che abita la parte più alta del monte, un tempo rifugio perfetto per gli attori della violenza.
Questo stesso movimento ha organizzato una grande marcia di contadini verso Cartagena per rivendicare diritti ancora non garantiti in tempi di pace. I politici hanno fermato l’avanzata andando incontro alla gente, con cui hanno poi stilato un documento di 91 su cui lavorare insieme.
Anche questo è Montes de Maria, coraggio di voler cambiare le cose nella solitudine a cui non ci si rassegna.
W. mi presta degli stivali per lasciare la casa accerchiata dal fango della pioggia battente, io e E. torniamo a ritroso verso la moto che avevamo abbandonato a metà strada tra gli alberi nel silenzio.
lo ascolto e ha un suono meraviglioso, quello che hanno i miracoli umani.
Domani ne incontrerò un altro e questa volta sarà donna.
____________________



LORENZA STRANO - Appassionata di giornalismo e viaggi, instancabile volontaria per diverse associazioni e organizzazioni locali e internazionali, Lory Strano si è lanciata dopo la triennale in comunicazione nel mondo della cooperazione internazionale. Nel 2016, anno di conseguimento della laurea magistrale in Cooperazione e Sviluppo, è passata dal lavorare per una Ong ambientalista in Spagna a fare la ricercatrice per una università in Sud America. L’ultima tappa è stata la Colombia,  da dove racconta l’esperienza di una siciliana alle prese col mondo dei diritti umani in un paese lacerato dal conflitto e con tutte le carte in regole per fare la storia con il processo di pace. 

giovedì 15 febbraio 2018

A Palermo il 24 e 25 febbraio, un corso esperenziale a cura di Arshad Moscogiuri

"Dalla Paura all'Amore: il Codice della mente", questo il titolo del percorso esperenziale a cura di Arshad Moscogiuri, professional trainer e counselor (certificato SICOOL), che si terrà a Palermo, il prossimo 24 e 25 febbraio 2018 presso il  Residence Aquiloni, via Grotte Partanna 5 (Mondello). 

Durante questo corso esperienziale sarà possibile comprendere i meccanismi sociali, biologici, psicologici e metafisici della paura, i diversi livelli in cui si manifesta, i suoi effetti e sintomi, le paure fondamentali e le separazioni che ne conseguono.

La sperimentazione esplorerà invece i territori naturali e rilassati dell’amore per sé, per i propri simili e per la natura tutta. La relazione cosciente tra paura e amore apre la porta a nuovi orizzonti interiori, rendendoci molto più liberi individualmente e collettivamente.




Arshad Moscogiuri è un comunicatore coinvolgente e diretto. Con taglio innovativo e profondo, si occupa dell'unificazione di coscienza individuale, sociale e ambientale. Nei suoi libri e scritti, così come negli appassionanti incontri ed eventi, trasmette una lucida consapevolezza responsabile del nostro tempo, delle dinamiche sociali e della loro influenza sulla nostra psiche, emozioni e spirito. Co-fondatore e direttore dal 2000 al 2016 di una scuola olistica, comune, centro di meditazione e benessere, Arshad è particolarmente attento all'attitudine scientifica, alla chiarezza espositiva e al continuo aggiornamento di una ricerca in costante evoluzione. Si è avvicinato alla meditazione nel 1987 con il Maestro indiano Osho Rajneesh. Professional trainer e counselor (certificato SICOOL), offre consulenze e coaching individuali e insegna a pubblico, docenti e professionisti dal 1995, ha diretto e condotto centinaia di corsi, meditazioni e tecniche di sviluppo personale, collaborando con diverse scuole di formazione.


Per maggiori informazioni sul corso, prenotazioni e iscrizioni clicca qui


mercoledì 14 febbraio 2018

Una Siciliana in Colombia: un viaggio alla scoperta di un popolo che sta rinascendo. Settima puntata.

Settima puntata (per le puntate precedenti clicca qui) del reportage della nostra volontaria LORY STRANO che sta raccontando la sua esperienza di siciliana in Colombia, un paese che sta vivendo un periodo di forti cambiamenti sociali ed economici a seguito dell'accordo firmato Il 24 novembre 2016 fra il governo colombiano e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), una formazione di stampo marxista attiva da più di cinquant’anni che ha messo fine, grazie anche alla determinazione del presidente Colombiano Juan Manuel Santos, ad un lunghissimo conflitto armato che ha provocato quasi 220 mila morti, migliaia di desaparecidos e  sfollati per un totale di otto milioni di vittime. 


Giorni e giorni passavano in un secondo e minuti duravano un’eternità. Durante il mio soggiorno in Colombia il senso del tempo si è trasformato quando il mio sguardo si è posato sulla vita de Los Montes de Maria. Ricordi di dolore che dilatano le ore e si fanno infinite mentre io penso se sia facile o difficile trovare definizioni comuni di violenza, io che da siciliana guardo per la prima volta questo nuovo mondo.  Erano impressionanti le conversazioni con il professor L., mentre tutti i media cercavano buoni e cattivi, noi passavamo ore a analizzare le dinamiche del conflitto e non solo. Io gli parlavo della Sicilia, di quanto fossi innamorata di quella terra dal sapore amaro, dove di violenza sono fatte le cose. Lui mi parlava del lato umano di quella stessa violenza, non la giustificava ma la riconosceva come frutto di un dolore comune a tutti i colombiani. Il dolore che ti dà l’ingiustizia, la disuguaglianza, il potere quando si fa oppressione.
Insieme abbiamo osservato il silenzio per tutte le vittime nelle sere fresche e solitarie di questi paesini. Da lui ho appreso quanto il concetto di vittima fosse ampio e non mi dimenticai più della storia dei carnefici nè della forza di quelli che adesso chiamavamo “sopravvissuti”, cioè tutti coloro che hanno subito il conflitto ma hanno resistito. Ho guardato negli occhi chi è sopravvissuto, abbiamo condiviso colazioni, pranzi e serate danzanti. Ho ascoltato le loro storie, devo trattenere le lacrime, allontanarmi dal pc ed avvicinarmi con il pensiero alle loro voci per poter scrivere. In quanto sopravvissuti, è così che voglio chiamarli ed affermarli, in loro riposa a volte un silenzio complice e altre una resistenza umana a una violenza che io ho sentito umana sebbene orribile e macabra.


Ne Los Montes de Maria, ci si è nascosti per troppo tempo, rifugiati nel terrore paralizzante, nella fuga che libera e che allo stesso tempo scaraventa nel buio. La mia amica S. mi ha raccontato con dolore tutte le volte in cui ha dovuto lasciare casa nei suoi soli 22 anni. Tutto ricominciava da capo, la situazione si faceva invivibile, e dovevano andar via. Quando scapparono la prima volta non ebbero il tempo di afferrare nulla. L’esercito stava in cima alla montagna e i paramilitari volevano conquistare il paesino. Tutti quella notte lo lasciarono. Sotto una pioggia battente la piccola S. con la madre e i fratelli si rifugiarono nel monte. Poi il buio. Mangiavano pasta e cipolla per sopravvivere ed erano ospiti da una signora che li accolse in casa senza nemmeno conoscerli. Adesso dopo varie vicissitudini, hanno vinto una casa costruita dall’Unione Europea per le “vittime” in un quartiere fangoso del municipio di Ovejas.

Io sono entrata in punta di piedi nelle loro vite nascoste che gridano per i diritti ed ho subito ballato. Al ritmo dei loro traumi, al suono delle loro battaglie, ascoltando risate e lacrime.

I pavimenti sono di cemento cosi come dalle mura emerge lo scheletro della povertà. Nulla da dipingere, solo l’esterno ha un colore rosa acceso. La cucina ha qualche stoviglia di fortuna e il bagno un secchio per la doccia. Nei 5 giorni passati con loro,  non è mai mancato un piatto per i figli dei vicini. Loro possono accendere il gas 2 volte al giorno, altri solo una volta.
Mi vennero in mente forti le parole del prof, le storie di queste persone meritano di essere conosciute, vai, raccoglile, torna con vite vere che parlino di resistenza. In realtà era preoccupato per me, straniera, sola e avventuriera, mi chiamava tutti i giorni per controllare che tutto andasse bene, le sue parole mi infondevano coraggio e con quello continuai a scrivere.
La madre di S. mi portava la papaya a letto tutte le mattine, mi diceva che un giorno l’avrei ripagata semmai fosse riuscita a venire in Europa. Era arrabbiata, perchè alle “vittime” non era stato dato il giusto risarcimento. Pochi pesos una tantum senza nessun programma che potesse far ripartire le loro economie.
Probabilmente non verrà mai in Sicilia ma il ricordo di questa donna forte che continua a combattere per i diritti, che dà tutto ciò che ha pur avendo poco resterà indelebile.
____________________



LORENZA STRANO - Appassionata di giornalismo e viaggi, instancabile volontaria per diverse associazioni e organizzazioni locali e internazionali, Lory Strano si è lanciata dopo la triennale in comunicazione nel mondo della cooperazione internazionale. Nel 2016, anno di conseguimento della laurea magistrale in Cooperazione e Sviluppo, è passata dal lavorare per una Ong ambientalista in Spagna a fare la ricercatrice per una università in Sud America. L’ultima tappa è stata la Colombia,  da dove racconta l’esperienza di una siciliana alle prese col mondo dei diritti umani in un paese lacerato dal conflitto e con tutte le carte in regole per fare la storia con il processo di pace. 

martedì 13 febbraio 2018

Che idea abbiamo sulla prostituzione?

Il Naga, associazione di volontariato laica e apartitica impegnata a Milano dal 1987 nella tutela dei diritti di tutti i cittadini stranieri, rom e sinti senza discriminazione alcuna, promuove, attraverso i volontari dell'unità di strada "Cabiria",  un breve questionario che ha l'obiettivo di sondare l'opinione pubblica rispetto al tema della prostituzione.

La compilazione del questionario, per i volontari del Naga, sarà importantissima per poter progettare interventi che garantiscano e promuovano un'informazione corretta, oltre che per elaborare una ricerca sociologica sul tema. 

L'Unità di strada "Cabira" è composta da una trentina di volontari del Naga che, grazie anche all'utilizzo delle lingue straniere (soprattutto spagnolo, inglese e portoghese), incontrano persone provenienti dalle più svariate parti del mondo, promuovendo il diritto alla salute in contesti disagiati della periferia milanese dove prolifera lo sfruttamento della prostituzione. 

Come l'associazione "Le Donne di Benin City" (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo che puoi leggere cliccando qui), il Naga, si occupa, a Milano, di prevenzione ed informazione sanitaria, legale e sociale, al fine di favorire l'accesso ai servizi del territorio delle persone che si prostituiscono e di promuovere la conoscenza e rafforzare la consapevolezza dei propri diritti e della legislazione italiana in materia di prostituzione ed immigrazione.

Il questionario è anonimo, puoi compilarlo cliccando qui

Per la buona riuscita del questionario, è importante rispondere non cercando informazioni su internet, non si tratta di un test, ma di un'indagine.

Per maggiori informazioni su Naga clicca qui