domenica 29 ottobre 2017

Storie di persone, storie di diritti: storie che hanno fatto la storia

Parte oggi, un ciclo di videointerviste in cui alcune personalità, che, nella città di Palermo, si sono distinte per aver sostenuto e portato avanti i diritti dei più deboli, si racconteranno davanti alle telecamere del Consultorio dei diritti MIF.

Una chiaccherata informale e accogliente dove poter conoscere in maniera più approfondita la persona intervistata, conoscendo aspetti del proprio percorso di vita che, nei contesti pubblici di tutti giorni difficilmente vengono fuori.

Si parte con la storia di AGNESE CIULLA, già Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Palermo nella appena conclusa legislatura 2011/2017. Agnese in questi 5 anni si è distinta per aver gestito in prima persona l'emergenza sbarchi a Palermo, prendendo la tutela di oltre 500 minori stranieri non accompagnati.

Agnese in questa lunga intervista racconta la nascita del suo impegno per i diritti dei minori, partito dall'esperienza nell'associazione di volontariato ARCIRAGAZZI, dove ha ricoperto anche ruoli di dirigenza,  proseguito poi con una lunga esperienza nel mondo dell'Impresa sociale, come presidente della COOPERATIVA ARGONAUTI. Tanto spazio infine all'esperienza di Agnese come Assessore alle politiche sociali e come tutrice di oltre 500 minori stranieri non accompagnati,

Intervista a cura di Lory Strano

martedì 17 ottobre 2017

Al via le nuove classi di BIOENERGETICA

“Por mente al corpo: ecco uno dei cardini della bioenergetica: solo così possiamo capire chi siamo – cioè conoscere la nostra stessa mente. In connessione con il corpo la mente funziona come organo percettivo e riflessivo, che sente e definisce gli umori, i sentimenti, i desideri del soggetto. Conoscere davvero la propria mente significa sapere quello che si vuole e quello che si sente. ”[I].

L’analisi bioenergetica, o bioenergetica, è un approccio terapeutico definito a mediazione corporea in quanto pone l’accento sull'interazione mente e corpo per promuovere nella persona l’integrazione consapevole dei due aspetti, affinché l’individuo possa sentire le aree corporee sottoposte a tensione muscolare, comprendere e liberare gli stati emotivi e rendere più profonda la consapevolezza di sé.

Nasce con Alexander Lowen che, dopo una terapia con William Reich, decide di fondare il proprio approccio terapeutico partendo da quello reichiano.

Lowen ricompone in’una sola identità funzionale mente e corpo. Portare l’attenzione al corpo vuol dire sapere che “ciò che accade nella mente deve avvenire anche nel corpo”[II].

A volte si crede di avere superato una brutta esperienza perché si è metabolizzata cognitivamente. Verbalmente sembra sia tutto a posto, le razionalizzazioni calmierano l’ansia e l’esistenza ritorna a scorrere come se nulla fosse accaduto.


E il corpo?

Cosa è successo nel corpo?

Qual è la memoria di quell’esperienza negativa nel corpo?


In risposta a questi interrogativi Lowen, nel considerare l’unità funzionale mente/corpo, osserva come l’individuo organizza i propri comportamenti nel mondo ma anche come organizza il proprio corpo nel mondo in risposta all'ambiente esterno che a volte può provocare dei blocchi energetici a livello corporeo. Sbloccare l’energia intrappolata nel corpo e lasciandola fluire in modo più libero ne consegue un senso più grande di vitalità che accresce la capacità di sentire piacere, la motilità ed il benessere ad un livello sia muscolare che emozionale. Pertanto, secondo Lowen, un lavoro efficace con la persona potrà essere strutturato in ambito terapeutico, attraverso un intervento di tipo psico - corporeo esplicabile attraverso una psicoterapia che preveda anche momenti di attivazione corporea, e, nell'ambito della promozione del benessere e della prevenzione della salute, attraverso le classi di esercizi che possono essere condotte da conduttori di classi adeguatamente formati. 



Le classi di bioenergetica propongono esercizi di percezione corporea e di espressione emotiva che consentono di sciogliere le tensioni muscolari favorendo una maggiore elasticità e mobilità del corpo e, di conseguenza, di percepire una maggiore presenza corporea.


Attraverso la pratica regolare delle classi di esercizi bioenergetici è possibile aumentare il livello di energia corporea percepita, entrare in contatto con il respiro, con il movimento e con il sentire corporeo e avere un maggiore contatto e padronanza di sè.

La classe di esercizi è strutturata in fasi che si susseguono in un percorso circolare. Si inizia dalla posizione “in piedi” e si ritorna “sui propri piedi” attraverso un processo che favorisce il contatto con la propria dimensione corporea. Gli esercizi attenzionano respirazione ed espressione verbale per dare maggiore forza e vigore al movimento corporeo. Inoltre l'uso della voce aiuta ad avere una respirazione più spontanea e profonda.

La classe di esercizi bioenergetici è considerata uno strumento di promozione del benessere e prevenzione della salute secondo il concetto di salute formulato nel 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: "La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità".

Pertanto, le classi di esercizi rispondono pienamente alle indicazioni dell’OMS in quanto favoriscono uno stato di benessere dell’individuo considerato nella sua interezza mente - corpo. Inoltre Le classi possono essere proposte in qualsiasi contesto (scolastico, lavorativo, aziendale) e possono essere rivolte a persone di qualsiasi fascia di età.

“La bioenergetica è la via vibrante alla salute e la via alla salute vibrante. Per salute vibrante non intendiamo semplicemente l’assenza di malattie ma lo stato in cui si è pienamente vivi. Vivi in modo vibrante”[III].


Il Grounding


“Un altro caposaldo della classe di esercizi è il cosiddetto Grounding letteralmente viene tradotto con "radicamento", ovvero il contatto tra i piedi e la terra. Un individuo grounded ha i piedi per terra, è identificato con il proprio corpo, ha le gambe solide e cariche di energia, il busto rilassato, il respiro aperto, ed è presente a dove e a come sta. Qualsiasi movimento che viene proposto nella classe affonda le sue radici nel grounding. “[IV].

Grounding, letteralmente messa a terra, è un termine che indica in bioenergetica l’avere i piedi per terra in senso letterale e in senso simbolico. Infatti, essere radicati, essere grounded consente all’individuo di essere in contatto, fisicamente ed emotivamente, con la propria realtà: cioè con le sensazioni del corpo e con l'ambiente con cui entra in relazione.


Essere “radicati”, avere buone radici, quindi un buon appoggio sui propri piedi, consente all’individuo di sapere dove si trova, di fare scelte consapevoli, di essere in contatto con il proprio sentire. Fondamentalmente consente di esserci, di essere presenti nel proprio “qui ed ora”.

“Lavorare sui piedi significa mettere la spina dentro la terra, il corpo si carica, si illumina.”[V]

“Il tempo e l’energia che investite nel vostro corpo è il miglior investimento che possiate fare. State, in realtà, investendo in voi stessi perchè voi siete il vostro corpo.” Alexander Lowen

Le classi si tengono il martedì da DuDi, Via Quintino Sella 71, Palermo, dalle 18.45 alle 20. E’ sempre possibile fare una lezione di prova. Info al +39 3283352671


[I] Lowen A. Bioenergetica, Feltrinelli,1983/2004, p. 53
[II] Lowen A.,Arrendersi al corpo, Astrolabio 1984, Prefazione
[III] Lowen A. e Lowen L Espansione e integrazione nel corpo, Astrolabio, 1979, p.17
[IV] Simeone Laura, in Il counseling a mediazione corporea, Franco Angeli, 2011[V] Lowen A. https://www.youtube.com/watch?v=5kraZxJXt6g, La Siab incontra Alexander Lowen, 27/28 maggio 20012 Connecticut
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ALESSANDRA PATTI - Counselor Relazionale Professionale (dal 2003) ed a Mediazione Corporea (dal 2016), Sociologo clinico. E’ Segretario Nazionale di ANCoRe (Associazione Nazionale Counselor Relazionali) cui è anche iscritta dal 2004 con il n.49. Inoltre è Vicepresidente di E.Co. Esperienza Counseling Onlus, Associazione che a Palermo promuove e opera attraverso il Counseling quale attività di facilitazione delle dinamiche comunicativo relazionali interpersonali, e di sviluppo dell’individuo. Dal 2015 ha conseguito il titolo di Conduttrice di Gruppi di Parola per figli di genitori separati a seguito di una formazione di durata annuale effettuata con Marie Simon. Dal 2016 è Conduttrice di classi di esercizi in Bioenergetica, formata e iscritta presso Società Italiana di Analisi Bioenergetica (Siab) di Roma.

giovedì 5 ottobre 2017

Il Counseling...questo sconosciuto

- SEI PSICOLOGA?
- NO, COUNSELOR. 


Più volte sono stata protagonista di questo dialogo: quando entravo nelle classi per fare dei laboratori e alcuni ragazzi con un sospiro di sollievo rispondevano “Meno male”, liberati dal prefisso ‘psico’ per loro quasi minaccioso e i professori annuivano fingendo di aver capito; altri utenti alla mia affermazione facevano una smorfia di perplessità, ma tutti alla fine, dicevano “Ma… cos’è??”.

Normale... il counseling è una professione che, nonostante esista da un secolo, solo negli ultimi trent’anni ha cercato di farsi strada timidamente in Italia e spesso viene confusa da chi opera in settori simili. Il counselor è un professionista, operatore del benessere, disciplinato in Italia dalla Legge n.4 del 14 Gennaio 2013. È colui che crea uno spazio di ascolto alla persona e la aiuta a portare alla luce le sue risorse nascoste o ancora sconosciute. 

Come? Il primo strumento, di per sé molto potente nella sua semplicità, è appunto l’ascolto. 


Chi fa counseling è una persona formata per ascoltare (ascoltare attivamente), un professionista che ha lavorato su di sé affinando un suo talento e rendendolo veramente efficace per gli altri. L’utente, nell'incontro, percepisce un’accettazione incondizionata da parte del counselor, senza nessuna indagine o analisi. Ciò permette il fiorire di un senso di benessere: consente ad alcune sensazioni “annodate” di sciogliersi, alle emozioni spesso “inghiottite” di fluire prendendo lo spazio che spetta loro, trovando dall'altro lato un professionista ad accoglierle nel giusto modo e capace di aiutare a riconoscerle.

Il counselor, infatti, rimanda all’utente ciò che egli stesso porta; “riflette” come uno specchio, e questo restituisce benessere e sollievo alla persona. Questa, ascoltata, ascolta se stessa, prende maggiore confidenza con sé, in un rapporto che si costruisce nell’autenticità. 

Nel counseling, poi, ci sono altri strumenti utili a permettere di fare maggiore chiarezza, acquisire il possesso delle proprie risorse e poterne fare uso; strumenti che consentono l’espressione, la consapevolezza e l’azione in incontri singoli, di gruppo o laboratori creativi.

A questo punto, rimangono ancora dei margini di confusione con il mestiere dello psicologo: in cosa sta esattamente la differenza? Per la legge italiana la professione di psicologo “comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità.” Una differenza importante, quindi, che dà il giusto limite alle due professioni.

A queste aggiungo due righe a proposito delle figure dello psicoterapeuta e dello psichiatra. Il primo è uno psicologo che ha scelto di continuare la sua formazione con una specializzazione e con un costante lavoro su se stesso, al fine di “rieducare” la personalità del paziente; lo psichiatra è un medico specializzato che, in caso di patologia psichiatrica, può prescrivere una cura farmacologica. Psicologo, psicoterapeuta e psichiatra, quindi, in modi diversi e in tempi più dilatati, lavorano con la psiche e tutto ciò che essa comprende (anche la psicopatologia); il counselor lavora, in non più di 10 incontri, con le sensazioni ed emozioni del qui ed ora per attivare un potenziamento di alcune risorse della persona.

In conclusione, quindi, perché fare un percorso di counseling? Per trovare un contenitore protetto dove esprimersi, per rafforzare aspetti avvertiti come deboli dentro di sé, per trovare empatia, per cominciare a riconoscere se stessi e sentire i propri bisogni, e sì, anche per prendere coscienza del bisogno di andare più in profondità con un percorso che passi dallo psicologo o dallo psicoterapeuta.

Anche hai bisogno di qualcuno che ti ascolti? che possa introdurre percorsi di crescita personale per uscire da situazioni che in questo momento ti soffocano? non sai a chi rivolgerti?

Forse non lo sai ma a Palermo esiste il Consultorio dei diritti M.I.F, un'equipe di professionisti (educatori, mediatori familiari, pedagogisti, psicologi, counselor, naturopati, farmacisti) che possono fornirti consulenza gratuita di base e un orientamento qualificato in caso di situazioni di forte disagio, nella vita quotidiana, in famiglia, al lavoro. Puoi subito segnalare una problematica attraverso un apposito form online (clicca qui) , e, tutti i giovedì, potrai venirci a trovare tutti i giovedì dalle 15,30 alle 18,30 presso la sede del Garante dell'Infanzia, in via Catania 146 a Palermo.

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FEDERICA MARCIANTI - Sperimentatrice di se stessa, ha sempre cercato di variare le esperienze durante il suo percorso, mantenendo, però, un unico comune denominatore: il desiderio di conoscere, dentro e fuori dall'Italia, per integrare, di volta in volta, tutti i tasselli nella sua crescita personale e professionale. Specializzata in Filologia moderna, durante l’università ha deciso di ripristinare una sua antica passione: le relazioni d'aiuto.

E' diventata infatti Professional Counselor di Gestalt integrata presso la scuola SiPGI di Trapani. Durante la sua formazione ha lavorato con gli adolescenti in sportelli di ascolto e laboratori in classe, e in percorsi di counseling da lei creati per persone affette da fibromialgia. Crede che la consapevolezza di sé è una delle cose più difficili, ma più importanti da raggiungere nella vita e può essere fatto solo percorrendo la strada dell’empatia e di un’affettività più sana.

martedì 3 ottobre 2017

Il Consultorio dei diritti MIF: un impegno gratuito

PH @doroteaZanca
Se si cerca la felicità in sé stessa  non si trova,
ma se ci si dedica agli altri,
la felicità compare lungo la strada

J.S. Miller

Da giorni girava in internet un video di Sinead O'Connor (nota cantante irlandese, con problemi di salute mentale, sola, disperata, abbandonata). Non so perchè ma ogni volta che mi si presentava andavo sempre oltre, non ce la facevo a leggerlo, mi faceva troppa pena, urtava troppo la mia sensibilità.

Poi una sera ho assistito alla rappresentazione di una commedia di teatro amatoriale messa in scena da un'associazione (“Non più soli” si chiama) che coinvolge ragazzi e ragazze disabili, che insieme a genitori, amici, recitano ognuno con tanta tanta dignità, ognuno per quel che può e anche oltre.

Tra il primo ed il secondo tempo mi sono ritrovata a parlare con un'amica del volontariato e di quanto bene possa fare, del consultorio dei diritti MIF, del fatto che diamo voce, ma anche ascolto a chi si presenta, gratuitamente, con entusiasmo e voglia di dare risposte chiare, e semplici, del blog, del libro che pubblicheremo e soprattutto di quante persone hanno bisogno di sostegno giuridico, pedagogico, psicologico, persone che non sanno a chi rivolgersi, e vengono speranzose, a volte scettiche, dalle tante risposte e informazioni non ricevute.

Non so se c'è un nesso tra la vista dello spettacolo e la conversazione con la mia amica, ma il giorno dopo mi sono imposta di vedere il video su internet, non sono riuscita a seguire il discorso, capisco poco l'inglese, ma non c'era bisogno di capire le parole per comprendere la profonda solitudine, la sofferenza, la disperazione che urlavano le lacrime negli occhi della donna.



Non sono riuscita ad arrivare alla fine, non reggo la violenza in genere, soprattutto quella perpetrata ai danni di donne e bambini e bambine.

L'espressione del volto, le lacrime, la disperazione di quella donna mi hanno riportato indietro nel tempo, alla mia infanzia, al grido di aiuto, alle urla disperate e inascoltate di due mie vicine di casa, picchiate e maltrattate una da un marito alcolizzato, l'altra dal marito-padrone-folle violento. 


Mi ricordo le urla della prima e i pianti dei suoi bambini, io ero li disperata perchè non riuscivo a fare niente. Pregavo mia madre di chiamare i carabinieri di intervenire in qualche modo ma lei mi rispondeva che sarebbe intervenuta volentieri ma purtroppo era meglio farsi i fatti propri, che i fratelli e I familiari sapevano, e poi anche i carabinieri ogni tanto venivano, lo facevano salire in macchina parlavano per un pò e se ne andavano, dopo un pò di tempo tutto come prima. Quando il marito usciva, lei dietro ai figli suggeriva “Papà torna presto, ti vogliamo bene.

La signora ogni tanto parlava con mia madre che le chiedeva del perchè continuasse a starci insieme e lei rispondeva che il marito era un angelo, era l'alcool che lo trasformava, e per questo educava i figli così. Io continuavo a non capire, impotente. La seconda vicina era una simpatica signora piccolina di statura, con tanti figli, un marito amabile e cordiale con i vicini, con la moglie no, non ho mai capito perchè, ogni tanto sentivamo la signora piangere, inveire contro il marito, chiedere aiuto, capivamo che il marito l'aveva chiusa dentro un piccolo magazzino davanti casa.

Chiedevo a mia madre di intervenire ma anche lei provata dalla sua impotenza mi dava la stessa risposta “lei ha i figli, alcuni grandi, e non fanno nulla, o forse non possono, e poi non sappiamo quale reazione violenta può avere il marito anche contro di noi”. Mia madre mi consolava dicendo che presto l'avrebbe liberata che era ingiusto vedere soffrire e non poter intervenire ma che era meglio “farsi i fatti propri”. Io ricordo la mia sofferenza la mia rabbia, la mia impotenza, volevo intervenire fare la mia parte, volevo andare dalle due signore e liberarle, parlare urlare ai mariti che non era giusto quel che facevano, confortare i bambini, portarli a casa mia toglierli da quell'inferno, porre fine a quelle ingiustizie, volevo fare la mia parte, e mi sentivo come quel bambino che mentre tutti scappano perchè arriva l'orco lui torna indietro armato di una piccola forchettina e quando gli chiedono dove sta andando lui dice “ io vado a sconfiggere l'orco”.

I volontari del Consultorio dei Diritti MIF
da sx: Federica Gennario, Vincenzo D'Amico
e Carmelina Vaccaro
La sera prima la mia amica mi aveva chiesto del perchè un servizio così importante e utile come quello che offriamo al consultorio MIF è assolutamente volontario e gratuito, non è la prima volta che mi/ci viene posta questa domanda, tra l'incredulo, il meravigliato e il compiaciuto. Non le ho risposto ma mi sono limitata ad indicare i ragazzi, i genitori e i volontari dell'associazione “non più soli”, “in effetti l'entusiasmo, la gioia, la dignità data ad ognuno di quei ragazzi è impagabile”, mi ha detto.

Un altro ricordo mi affiorava mentre parlavo con la mia amica, un episodio raccontatomi da uno dei fratelli di mio padre: anni '30, anni di fame e di povertà. Mio zio stava davanti alla porta di casa con mio nonno, poteva avere 7/8 anni aveva avuto da mia nonna un pezzetto di pane forse con un pò di formaggio, si apprestava a mangiarlo. Li vicino un ragazzino lo guardava evidentemente con tanta fame e desideroso di quel pezzetto di pane. Mio nonno “dai il pane a quel bambino”, mio zio tenta una leggera protesta (allora si obbediva senza protestare) ma suo malgrado dà il pane al ragazzino che lo prende e subito lo mangia. Mio zio non poteva crederci, “mi veniva da piangere” diceva “non potevo tornare dalla nonna per un altro pezzo di pane, già io lo avevo avuto, erano tempi di fame quelli”, dopo che il bambino ebbe finito di mangiare, mio nonno rivolto a mio zio “ vai dalla mamma e ti fai dare un altro pò di pane”.

Questo episodio mi ha sempre emozionato mi ha fatto sempre riflettere sul valore della generosità senza aspettarsi niente in cambio, della gratuità come dono all'altro, senza se e senza ma, come dire fai bene e scordatelo!

Il volontariato senza compenso, l'impegno senza ritorno economico, il servizio gratuito non si fa per la gratificazione personale, nè per conquistare il posto in paradiso, nè per sentirsi dire “grazie” e “quanto siete bravi”, ma per reagire alle ingiustizie , per trovare soluzioni ai problemi, per fornire risposte concrete ad esigenze reali, per ascoltare domande che non hanno trovato risposte, per dare una speranza a chi sembra non averne, per dare voce a tutte quelle persone (di cui parla Sinead  O' Connor) abbandonate, sole, disperate, e perchè gli ultimi siano non più soli.


Per creare buone prassi che potrebbero/diventare servizi. Perchè è bello e riempie il cuore vedere spuntare il sorriso e la speranza negli occhi delle persone che si sentono accolte e ascoltate, comprese. E così Con l'azione sinergica tra i vari professionisti che operano al MIF, trovano conforto e ascolto la signora stanca dei tanti problemi della sua vita che non riesce a trovare un posto gratuito dove rilassarsi, il signore che si sente preso in giro dai fratelli per l'eredità che va via con la determinazione di poterli affrontare e chiarire, il giovane signore immigrato che da 7 anni è in attesa del permesso di soggiorno che sente che la strada suggerita è quella percorribile con fiducia, o il genitore che si vede consigliato sul problema della minaccia che il tribunale gli sottragga i propri figli, che torna felice perchè probabilmente risolverà il problema, o ancora la signora che ha interrotto i cottatti con il professionista a cui deve saldare il conto perchè ritiene che il lavoro svolto non è consono alle aspettative che trova il coraggio di affrontare il problema con una rinnovata fiducia..... Fiducia, ascolto, accoglienza, competenza.

L'azione senza compenso al MIF è la mia forchettina contro l'orco, è il fare la mia parte contro la violazione dei diritti delle persone, ed è anche la reazione alla rabbia data dall'impotenza, e impossibilità di intervenire, a quel “farsi i fatti propri” della mia infanzia.

Se stai vivendo, in famiglia, al lavoro, nella tua vita, momenti di solitudine, incomprensione o emarginazione ed hai bisogno di un supporto di base, contatta il CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF, troverai un'equipe di professionisti che, gratuitamente, possono darti una mano. Prendi subito un appuntamento telefonicamente al 340 31 91 447 oppure compilando l'apposito FORM ONLINE...trovi tutto cliccando qui
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CARMELINA VACCAROFormatrice, Laurea in Pedagogia (UniPa), Master In “Lifelong Learning- teoria e prassi dell'educazione degli adulti” (UniRoma 3), specializzata in psicomotricità, Volontaria.
Attualmente operatore specializzato servizio Assistente alla comunicazione presso scuole dei  Comuni di Palermo e Bagheria. Ha lavorato per circa un trentennio in centri di riabilitazione per minori disabili come psicomotricista.
Da sempre interessata al sociale e alla formazione  ha fatto parte della cooperativa teatrale socio culturale “I Sicaliani” , e in seguito ha contribuito alla nascita dell'associazione Arciragazzi  Palermo, della quale è stata vicepresidente dal 1991 al 1997. Ha gestito corsi di formazione, nel territorio nazionale per Arci ed  Arciragazzi, nelle scuole e  per  vari enti pubblici e privati.
Ha collaborato  con l'assessorato politiche sociali, ufficio minori della Regione Campania nella gestione di corsi per la formazione di operatori del volontariato e  terzo settore, inoltre ha contribuito come esperto coordinatore dei facilitatori, per la costituzione della “Prima  Consulta dei ragazzi e delle ragazze Campane”. Ha svolto volontariato nelle  realtà del disagio palermitano fino a coprire tutto l'arco dell'età evolutiva , dalle comunità 0-3 anni ( Ex IPAI, ) fino al IPM “Malaspina” di Palermo (14 -21 anni). 

lunedì 2 ottobre 2017

FIBROMIALGIA: cos'è e a chi rivolgersi

Da qualche giorno, una star internazionale ha spostato i riflettori dalle sue spettacolari performances alla sua malattia.

È Lady Gaga, che ha dovuto annullare i suoi concerti per via degli insopportabili dolori in tutto il corpo.  Questo è l’effetto della fibromialgia, una sindrome che corrode la persona con un dolore perenne e che colpisce soprattutto la popolazione femminile. Attenzione…soprattutto, ma non soltanto. 


“La sindrome fibromialgica è una forma comune di dolore muscolo-scheletrico diffuso e di affaticamento (astenia)” . Questi sono i sintomi più diffusi:
• disturbi del sonno
 • mal di testa
• sensazione di stanchezza (astenia)
• rigidità mattutina (specie al collo e alle spalle)
• colon irritabile (stipsi e/o diarrea)
• parestesie (costituite da formicolii e sensazioni simili a punture)
• bruciore a urinare
• sensazione di gonfiore alle mani
• dolori al torace
• difficoltà di concentrazione
• disturbi della sfera affettiva (ansia e/o depressione)


Si studia ancora sulle cause e le cure di questa malattia che in sé comprende diversi aspetti e che spesso è difficile da diagnosticare. Solo negli ultimi dieci anni, infatti, si è arrivati dimostrare che certi sintomi e la sensibilità al dolore di alcune aree, chiamate tender points, sono tipici dei pazienti affetti da sindrome fibromialgica. 


La certezza della diagnosi, per alcuni, ha costituito paradossalmente una conquista poiché prima, molti raccontano, venivano tacciati di essere malati immaginari, dal momento che nessuno attribuiva loro una patologia specifica, e medici e familiari dialogavano con pazienti non riconosciuti come tali.

Ancora oggi, la sindrome, detta anche di Atlante, è poco nota, nonostante da qualche giorno potrebbe essere stata una delle parole più cercate su Google visto il risalto dato da Lady Gaga. 


Ciò che è importante è la divulgazione, poiché molte persone soffrono di “dolori” e spesso non sanno che nome dare ad essi e probabilmente non sanno qual è la variabile che li accresce o no; forse non sanno comunicarlo ai familiari o forse questi sono increduli nel vedere che la persona riesce a fare e “strafare” tutto pur dichiarando di soffrire.

Già, perché un altro aspetto della sindrome è il grado di accettazione, da parte del fibromialgico e del suo contesto familiare. Accettare significa riconoscere che il proprio corpo ha superato un confine di sopportazione e richiama attenzione attraverso il dolore cronico; significa fermarsi e ascoltarsi; significa anche prendersi più cura di sé consentendosi di dire a se stessi e agli altri “No, questo adesso non lo posso fare” e, quindi, poter chiedere aiuto.  


Esiste, per questo, una grande associazione, AISF-ONLUS (Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica) che supporta i malati nel difficile rapporto con la famiglia e con sé stessi, ma anche nel percorso di ricerca di un centro reumatologico di riferimento e nell'affrontare il complesso iter terapeutico. È costituita da pazienti, da medici e da consulenti che ogni giorno lavorano per divulgare, ricercare, dare sollievo e assistenza ai soci e lottare per il riconoscimento di questa sordida malattia.

AISF presente in tutta Italia, anche nella nostra città con la sezione Bagheria-Palermo. Di seguito i recapiti della referente: Giuseppina Fabio – Cell. 327 7964486, email: aisfbagheria@libero.it, giusy.fabio.1974@gmail.com

Nell'ottica multidisciplinare del CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF abbiamo chiesto alla Farmacista Valentina Provenzano di approfondire l'aspetto scientifico della FIBROMIALGIA, per leggere l'articolo clicca qui

Anche a te capita di vivere momenti in cui senti che il tuo corpo proprio non ce la fa più? vorresti chiedere aiuto ma non sai a chi rivolgerti? magari hai paura di trovare persone che vogliono guadagnare sulle tue sofferenze? 

Forse non lo sai ma a Palermo esiste il Consultorio dei diritti M.I.F, un'equipe di professionisti (educatori, mediatori familiari, pedagogisti, psicologi, counselor, naturopati, farmacisti) che possono fornirti consulenza gratuita di base e un orientamento qualificato in caso di situazioni di forte disagio fisico o psichico, nella vita quotidiana, o quando qualche tuo diritto pensi non sia garantito. Puoi subito segnalare una problematica attraverso un apposito form online (clicca qui) , e, tutti i giovedì, potrai venirci a trovare tutti i giovedì dalle 15,30 alle 18,30 presso la sede del Garante dell'Infanzia, in via Catania 146 a Palermo.

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FEDERICA MARCIANTI - Sperimentatrice di se stessa, ha sempre cercato di variare le esperienze durante il suo percorso, mantenendo, però, un unico comune denominatore: il desiderio di conoscere, dentro e fuori dall'Italia, per integrare, di volta in volta, tutti i tasselli nella sua crescita personale e professionale. Specializzata in Filologia moderna, durante l’università ha deciso di ripristinare una sua antica passione: le relazioni d'aiuto.

E' diventata infatti Professional Counselor di Gestalt integrata presso la scuola SiPGI di Trapani. Durante la sua formazione ha lavorato con gli adolescenti in sportelli di ascolto e laboratori in classe, e in percorsi di counseling da lei creati per persone affette da fibromialgia. Crede che la consapevolezza di sé è una delle cose più difficili, ma più importanti da raggiungere nella vita e può essere fatto solo percorrendo la strada dell’empatia e di un’affettività più sana.

Come si cura la fibromialgia?

Alla luce della complessità della patologia, l’approccio terapeutico è altrettanto variegato. Si combina la terapia farmacologica con programmi di esercizi fisici per ridurre la tensione muscolare. Qualsiasi terapia viene somministrata rigorosamente su indicazione di uno specialista.

In generale, al paziente fibromialgico per ridurre il dolore si somministrano farmaci antinfiammatori a basse dosi o analgesici centrali. I cortisonici, invece sono inefficaci e dovrebbero essere evitati per i loro potenziali effetti collaterali. 


Ad essi vengono affiancati medicinali finalizzati alla regolarizzazione del sonno e al rilassamento muscolare, sempre sotto indicazione del medico che valuterà il caso singolo. Questi farmaci comprendono gli antidepressivi triciclici e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) ed altri farmaci ad azione prevalentemente miorilassante ma simili strutturalmente agli antidepressivi.

Sebbene questi farmaci abbiano come principale indicazione la depressione, essi vengono abitualmente prescritti ai pazienti affetti da fibromialgia a bassi dosaggi, di solito prima di andare a letto. Nei pazienti fibromialgici, questi farmaci sono principalmente utilizzati per lenire il dolore, rilassare i muscoli e migliorare la qualità del sonno piuttosto che per il loro effetto antidepressivo. Sebbene molti pazienti dormano meglio e abbiano meno fastidi quando assumono questi farmaci, il miglioramento varia molto da persona a persona.

In aggiunta, i farmaci hanno effetti collaterali come sonnolenza diurna, costipazione, bocca asciutta e aumento dell’appetito. Gli effetti collaterali sono raramente severi, ma possono essere disturbanti. È quindi consigliabile limitarne l’uso. Si è osservato che le attività aerobiche aiutano chi soffre della sindrome fibromialgica: aumentano il senso di benessere e riducono l’intensità del dolore.

Gli esperti consigliano di partire da programmi di allenamento anche a bassa intensità, ma prolungati nel tempo affinché sia possibile osservare i risultati e coglierne i benefici. Attività aerobica a basso o nullo impatto, come camminare, andare in bicicletta, nuotare o fare esercizi in acqua sono generalmente il modo migliore di iniziare un programma di esercizi. 


Occorre allenarsi regolarmente, ad esempio a giorni alterni, aumentando gradualmente l’attività fisica per raggiungere un migliore livello di forma fisica. Importante è stirare gentilmente i propri muscoli (stretching) e muovere le articolazioni attraverso un’adeguata mobilizzazione articolare giornalmente e prima e dopo gli esercizi aerobici. È utile inoltre consultare un terapista della riabilitazione che aiuti a stabilire uno specifico programma di esercizi per migliorare la postura, la flessibilità e la forma fisica.

Infatti, eccedere con l’attività fisica oppure non calibrare in maniera attenta l’allenamento sulle proprie esigenze può aumentare il rischio di infortuni. Proprio per questo motivo, può essere utile sottoscrivere una polizza assicurativa fisioterapica che può aiutare a sostenere le spese della terapia riabilitativa.

Infatti, è prevista la copertura dei trattamenti fisioterapici a fini riabilitativi, sconti presso le strutture convenzionate con UniSalute e un servizio di consulenza telefonica personalizzata. 


Oltre all’approccio farmacologico non si deve sottovalutare l’approccio terapeutico multimodale. Esso prevede:

• Educazione del paziente
• Descrizione delle caratteristiche della malattia
• Descrizione del programma terapeutico
• Modificazioni delle abitudini di vita che potrebbero determinare e/o perpetuare la sintomatologia fibromialgica
• Programmazione di un’attività fisica moderata ma continuativa
• Supporto psicologico e/o psichiatrico, se necessario
• Terapia farmacologica e/o riabilitativa di sviluppo

Infine possono essere prese in considerazione terapie alternative o cosiddette non convenzionali, quali integratori o trattamenti non farmacologici (biofeed-back, agopuntura, ginnastica dolce, yoga) che possono avere effetti positivi sui sintomi del paziente.

Nell'ottica multidisciplinare del CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF la Coulselor Federica Marcianti introduce la tematica legata alla FIBROMIALGIA,  per leggere l'articolo clicca qui


Anche a te capita di vivere momenti in cui senti che il tuo corpo proprio non ce la fa più? vorresti chiedere aiuto ma non sai a chi rivolgerti? magari hai paura di trovare persone che vogliono guadagnare sulle tue sofferenze?

Forse non lo sai ma a Palermo esiste il Consultorio dei diritti M.I.F, un'equipe di professionisti (educatori, mediatori familiari, pedagogisti, psicologi, counselor, naturopati, farmacisti) che possono fornirti consulenza gratuita di base e un orientamento qualificato in caso di situazioni di forte disagio fisico o psichico, nella vita quotidiana, o quando qualche tuo diritto pensi non sia garantito. Puoi subito segnalare una problematica attraverso un apposito form online (clicca qui) , e, tutti i giovedì, potrai venirci a trovare tutti i giovedì dalle 15,30 alle 18,30 presso la sede del Garante dell'Infanzia, in via Catania 146 a Palermo.
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VALENTINA PROVENZANO - E’ una farmacista iscritta all’ordine di Palermo. Laureata nel 2012 presso l’ Università degli studi di Palermo presentando una tesi sperimentale su nuovi derivati antitumorali. 
Attualmente collabora con un team di oncologi in clinica privata.
Ha lavorato in farmacia e parafarmacia distinguendosi per professionalità, competenza, gentilezza e disponibilità, riuscendo a creare un ottimo rapporto di fiducia, rispetto e fidelizzazione con i pazienti.
Amante della natura e degli animali, predilige lo sport all’aria aperta. E’ affascinata dalla luna e s’incanta davanti un tramonto che non riesce a non fotografare.
Sensibile, razionale, meticolosa, con buona capacità di ascolto e con uno spiccato senso di giustizia e del dovere , ha iniziato la sua avventura con il MIF di recente, attratta dalle iniziative e dallo scopo del consultorio, pronta a schierarsi con i più deboli in nome dell’ informazione semplice e accessibile a tutti.

Una Siciliana in Colombia: un viaggio alla scoperta di un popolo che sta rinascendo. Quarta puntata

Scorcio di Chalan
Quarta puntata (per le puntate precedenti clicca qui) del reportage della nostra volontaria LORY STRANO che sta raccontando la sua esperienza di siciliana in Colombia, un paese che sta vivendo un periodo di forti cambiamenti sociali ed economici a seguito dell'accordo firmato Il 24 novembre 2016 fra il governo colombiano e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), una formazione di stampo marxista attiva da più di cinquant’anni che ha messo fine, grazie anche alla determinazione del presidente Colombiano Juan Manuel Santos, ad un lunghissimo conflitto armato che ha provocato quasi 220 mila morti, migliaia di desaparecidos e  sfollati per un totale di otto milioni di vittime. 

Quel primo giorno nell’ex zona rossa segnò una fase. Los montes de Maria, una delle aree più colpite dal conflitto armato, da luogo dell’abbandono diventarono per me luogo dell’anima. Passavano i giorni e io continuavo a pensare a quella gente che avevo conosciuto, all'umiltà che li impregnava e alla grandezza delle loro battaglie.

Pensavo a me che non avevo mai osato in Sicilia elevarmi all'altezza dei miei sogni. Ossessionata dalla voglia di cambiare le cose e ammaliata dalla bellezza dell’isola, avevo fatto passare gli anni sognando senza agire abbastanza.


L’incontro con i colombiani che hanno vissuto il conflitto ha segnato una pagina importante, quella in cui non potevo più solo ascoltare e sentire ma dovevo agire e agire per me era scrivere.

Dopo qualche mese di permanenza all'università di Cartagena, raccolsi poche cose e attraversai in lungo e in largo Los montes de Maria, un tempo inaccessibili, attraversabili solo da incoscienti e tuttora visti come non raccomandabili.

Architettura tipica di LOS MONTES
Mi sono immersa in questa zona, inserita in un fluttuare tra una casa di fango, una non finita, fattorie e campi, come compagno il mio zaino e la mia voglia di raccontare le storie di chi ha abitato questi luoghi, di chi ha vagabondato, di chi continua nonostante tutto.

Storie come quelle di Liliana meritavano di essere raccontate, soprattutto se pensavo che il conflitto i colombiani l’avevano seguito in tv, nello scorrere di una indifferente routine quotidiana, solo che non era una leggera soap opera latinoamericana ma una lunga serie di orrori e atrocità cosi lontane da sembrare accadere in qualsiasi altra parte del mondo.

Ma stava accadendo li, nel cuore della Colombia, tra le foreste più belle, tra le zone più produttive, tra contadini disperati.

L’idea di una rivoluzione armata contro latifondisti e corruzione, ispirata alla cubana, ha travolto tantissimi colombiani, arruolati con la forza degli ideali, dell’istinto di sopravvivenza o semplicemente con la forza. Liliana mi raccontò che la sorella era scappata con la guerrilla di notte, la propaganda l’aveva convinta che quella fosse la soluzione.


Da quel momento non la vide più eccetto un pomeriggio, passò per le vie del villaggio, con l’uniforme, l’arma, lo sguardo serio e basso. La madre le corse incontrò supplicandola di tenersi lontana dai combattimenti. Quella fu l’ultima volta che la videro.


La perdita di familiari e amici era all'ordine del giorno. 


Interi villaggi erano vittime dell’ordine ribelle e della violenza. Una spirale senza fine che teneva in ostaggio gli abitanti di queste zone rurali.

Le dinamiche erano sempre diverse, ogni famiglia ha una storia. Chi è stato vittima di estorsione, chi dell’arruolamento forzato, chi della lucida follia di ufficiali e paramilitari. Chi della cruda messa in scena del potere.


Il villaggio della mia amica S.
Un’amica S. Mi raccontò di quando nella piazzetta davanti casa, alcuni guerrilleros chiamarono tutti alla riunione cittadina che periodicamente si svolgeva e alla quale era impossibile sottrarsi. Li davanti a bambini e bambine mostrarono la testa di un prete che si era opposto allo stato delle cose. Lei chiese perchè ed il guerrillero rispose che si fa cosi con gli alberi che ti sbarrano la strada nel bosco.

L’ordine delle cose non cambiava se i villaggi erano ostaggi dei paramilitari. La violenza ha sempre lo stesso colore che sia di destra o di sinistra. Tra Rapimenti, estorsioni, massacri, intimidazioni, la gente ha continuato a vivere, resistere mentre nessuno li chiamava più per nome, viaggiavano solo tra etichette, guerrillero, paramilitare, spia.

“Eravamo come uno scudo, mi dice J. Giovane studente di filosofia, tra le loro pallottole che volavano c’erano le nostre teste. Tra i loro scontri, le nostre notti in bianco. Tra i loro coprifuoco scorreva il miglior tempo della nostra vita. Un’infanzia passata sotto il letto, aspettando notti più serene”.


Vuoi leggere le parti precedenti di questo articolo di Lorenza Strano? clicca qui
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LORENZA STRANO - Appassionata di giornalismo e viaggi, instancabile volontaria per diverse associazioni e organizzazioni locali e internazionali, Lory Strano si è lanciata dopo la triennale in comunicazione nel mondo della cooperazione internazionale. Nel 2016, anno di conseguimento della laurea magistrale in Cooperazione e Sviluppo, è passata dal lavorare per una Ong ambientalista in Spagna a fare la ricercatrice per una università in Sud America. L’ultima tappa è stata la Colombia,  da dove racconta l’esperienza di una siciliana alle prese col mondo dei diritti umani in un paese lacerato dal conflitto e con tutte le carte in regole per fare la storia con il processo di pace. 

domenica 1 ottobre 2017

Tutela della salute nei posti di lavoro

Gestisci un’azienda o stai pensando di aprirla? Non mettere a rischio la tua salute e quella dei tuoi lavoratori. Prendi visione delle normative vigenti.

Il rispetto della normativa nell'ambito della tutela della salute sui luoghi di lavoro è condizione necessaria per evitare inutili rischi derivanti da piccoli incidenti che possono capitare quotidianamente durante l’orario di lavoro.

Per questo è necessario che ogni azienda sia preparata e disponga di un kit di pronto soccorso con un contenuto idoneo all'attività svolta.

Innanzitutto individua il gruppo di cui fa parte la tua azienda.

Le aziende ovvero le unità produttive sono classificate, tenuto conto della tipologia di attività svolta, del numero dei lavoratori occupati e dei fattori di rischio, in tre gruppi (D.M. 15 Luglio 2003, n. 388):

GRUPPO A:

I) Aziende o unità produttive con attività  industriali, soggette all'obbligo di dichiarazione o notifica, centrali termoelettriche, impianti e laboratori nucleari, aziende estrattive ed altre attività minerarie, lavori in sotterraneo, aziende per la fabbricazione di esplosivi, polveri e munizioni;

II) Aziende o unità produttive con oltre cinque lavoratori appartenenti o riconducibili ai gruppi tariffari INAIL con indice infortunistico di inabilità permanente superiore a quattro, quali desumibili dalle statistiche nazionali INAIL relative al triennio precedente ed aggiornate al 31 dicembre di ciascun anno. Le predette statistiche nazionali INAIL sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale;

III) Aziende o unita’ produttive con oltre cinque lavoratori a tempo indeterminato del comparto dell’agricoltura.

GRUPPO B:

aziende o unita’ produttive con tre o più lavoratori che non rientrano nel gruppo A.

GRUPPO C:

aziende o unità produttive con meno di tre lavoratori che non rientrano nel gruppo

Il datore di lavoro, sentito il medico competente, ove previsto, identifica la categoria di appartenenza della propria azienda od unità produttiva e, solo nel caso appartenga al gruppo A, la comunica all'Azienda Sanitaria Locale competente sul territorio in cui si svolge l'attività lavorativa, per la predisposizione degli interventi di emergenza del caso. Se l’azienda o unità produttiva svolge attività  lavorative comprese in gruppi diversi, il datore di lavoro deve riferirsi all'attività  con indice più elevato.

Adesso che hai individuato il gruppo di appartenenza puoi avere un quadro della tipologia di cassetta pronto soccorso da tenere a disposizione, delle ulteriori disposizioni per l’attivazione del sistema di emergenza e per definire un piano organizzato di primo soccorso e le procedure di comportamento da adottare.

Organizzazione di pronto soccorso

Dotazione minima Cassetta Pronto Soccorso (SCHEMA 1)
1. Nelle aziende o unità produttive di gruppo A e di gruppo B, il datore di lavoro deve garantire le seguenti attrezzature:

a) cassetta di pronto soccorso, tenuta presso ciascun luogo di lavoro, adeguatamente custodita in un luogo facilmente accessibile ed individuabile con segnaletica appropriata, contenente la dotazione minima indicata (SCHEMA 1), da integrare sulla base dei rischi presenti nei luoghi di lavoro e su indicazione del medico competente, ove previsto, e del sistema di emergenza sanitaria del Servizio Sanitario Nazionale, e della quale sia costantemente assicurata, la completezza ed il corretto stato d’uso dei presidi ivi contenuti;

b) un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.

2. Nelle aziende o unità produttive di gruppo C, il datore di lavoro deve garantire le seguenti attrezzature:

Contenuto minimo del pacchetto di medicazione (SCHEMA 2)
a) pacchetto di medicazione, tenuto presso ciascun luogo di lavoro, adeguatamente custodito e facilmente individuabile, contenente la dotazione minima indicata nello SCHEMA 2, da integrare sulla base dei rischi presenti nei luoghi di lavoro, della quale sia costantemente assicurata, in collaborazione con il medico competente, ove previsto, la completezza ed il corretto stato d’uso dei presidi ivi contenuti;

b) un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale;

3. Il contenuto minimo della cassetta di pronto soccorso e del pacchetto di medicazione, di cui agli SCHEMI 1 e 2;

4. Nelle aziende o unità produttive di gruppo A, anche consorziate, il datore di lavoro, sentito il medico competente, quando previsto, oltre alle attrezzature, è tenuto a garantire il raccordo tra il sistema di pronto soccorso interno ed il sistema di emergenza sanitaria di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992 e successive modifiche.

5. Nelle aziende o unità produttive che hanno lavoratori che prestano la propria attività in luoghi isolati, diversi dalla sede aziendale o unità produttiva, il datore di lavoro è tenuto a fornire loro il pacchetto di medicazione (SCHEMA 2) ed un mezzo di comunicazione idoneo per raccordarsi con l’azienda al fine di attivare rapidamente il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.

Infine ricorda che, il datore di lavoro è tenuto anche ad individuare, identificare, nominare e formare con apposito Corso gli Addetti al Primo Soccorso (16 ore per le aziende di gruppo A, 12 ore per le aziende di gruppo B e C) ed effettuare gli aggiornamenti obbligatori entro i tre anni dall'ultimo corso, nonché effettuare campagne di informazione periodiche a tutti i restanti lavoratori sui principi di primo soccorso e di gestione delle emergenze sanitarie e sulle procedure specifiche definite dall'azienda.

Ricorda, inoltre che tutte le cassette di Pronto Soccorso, una volta posizionate, devono essere continuamente mantenute in piena efficienza (sostituzione di materiali scaduti e/o sostituzione dei mancanti) e non abbandonate nel loro cantuccio!

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VALENTINA PROVENZANO - E’ una farmacista iscritta all’ordine di Palermo. Laureata nel 2012 presso l’ Università degli studi di Palermo presentando una tesi sperimentale su nuovi derivati antitumorali. 
Attualmente collabora con un team di oncologi in clinica privata.
Ha lavorato in farmacia e parafarmacia distinguendosi per professionalità, competenza, gentilezza e disponibilità, riuscendo a creare un ottimo rapporto di fiducia, rispetto e fidelizzazione con i pazienti.
Amante della natura e degli animali, predilige lo sport all’aria aperta. E’ affascinata dalla luna e s’incanta davanti un tramonto che non riesce a non fotografare.
Sensibile, razionale, meticolosa, con buona capacità di ascolto e con uno spiccato senso di giustizia e del dovere , ha iniziato la sua avventura con il MIF di recente, attratta dalle iniziative e dallo scopo del consultorio, pronta a schierarsi con i più deboli in nome dell’ informazione semplice e accessibile a tutti.