lunedì 31 luglio 2017

Ascoltare e relazionarsi...come!?

Al Consultorio dei Diritti MIF inizia un DOSSIER in tre parti sul tema "Voler esserci per gli altri...veramente!" a cura di IOLE COZZO e PIETRO DI GREGOLI che proporranno un contributo alla riflessione su tematiche, tanto rilevanti per la vita di tutti e mai abbastanza considerate con la dovuta attenzione: l’incontro autentico fra persone, la disponibilità profonda, il pieno rispetto e la vera apertura verso gli altri, in ogni ambito della vita personale e sociale.

Cominciamo col mettere in evidenza che tutti desideriamo essere ascoltati; e, a dire il vero, non ci basta, né ci soddisfa che la persona o le persone a cui ci rivolgiamo si presti, o si prestino, solo a recepire a livello puramente sensoriale ciò che decidiamo di trasmettere: aspiriamo ad averne la sincera e tendenzialmente completa attenzione, speriamo di destarne un non superficiale interesse, ci auguriamo di esserne accolti, come persone che fiduciosamente si espongono ad esprimere e manifestare se stesse nel dialogo, e non trattati esclusivamente come emittenti di un messaggio specifico, in attesa di una risposta, o di una reazione, del tutto circoscritta ad esso.

Nel contempo non tutti desideriamo ascoltare, non tutti siamo proclivi a farlo, non tutti vogliamo dare agli altri tale tipo di spazio col suo necessario corredo di tempo, ed energie, da dedicare, non tutti siamo disponibili ad applicarci, in misura congrua e con docilità e passione, a questa vera e propria arte, nella quale non ci si può mai ritenere degli “arrivati”.

Per altro verso, chi di noi potrebbe affermare, se non per assurdo - o con intento molto paradossalmente autocritico, o a qualche fine provocatorio, oppure “delirando”, più o meno consciamente -, di non avere vissuto relazioni? Semmai, potremmo dire tali ultime parole credibilmente e con un senso compiuto se ad esse aggiungessimo aggettivi, avverbi, locuzioni e perifrasi varie che ne circostanziassero il significato e, dunque, ne circoscrivessero la portata (pensiamo al caso di frasi come, ad esempio, “non ho vissuto tutte le relazioni come avrei voluto” o “non ho mai vissuto relazioni frustranti” o “non ho vissuto serenamente nell'adolescenza alcune relazioni”, e simili altre).

Si nasce, infatti, “strutturati per” la relazione, spiritualmente e bio-psichicamente orientati ad essa! Viviamo immersi in reti su reti di relazioni di molteplici generi e gradazioni di rilevanza. Ma nel relazionarci, più o meno liberamente o intenzionalmente - sia che ciò avvenga per nostra iniziativa sia che accada come corrispondenza all'iniziativa altrui -, gioca una forte incidenza il nostro scegliere, o non, di impegnarvi la nostra volontà, le nostre risorse di benevolenza, e spesso anche una buona dose di pazienza, mescolandole a una schietta sollecitudine verso il prossimo e a una genuina generosità nell'approcciarlo, condizioni alquanto imprescindibili per il realizzarsi della comunicazione vicendevole su più piani.

 Ascoltare e relazionarsi sono due tipici atti intensamente umani da cui la vita di noi tutti è caratterizzata fortemente e di continuo, fin dal grembo materno, laddove comincia l’esperienza del non essere soli nella vita, dell’essere con, cioè dell’esistere in rapporto con qualcun altro, o, meglio, con una pluralità di altri - anzi, in quella fase di vita, addirittura dell’essere in, cioè del sussistere, respirare, nutrirsi, crescere e muoversi dentro alla vita di un altro essere, e in particolare di un’altra persona, comunicando con quest’ultima reciprocamente -.

Tuttavia, la consuetudine esistenziale, di per sé inevitabile, con tali due dimensioni decisive della vita umana, l’ascoltare e il relazionarsi, non ci abilita, per così dire, “automaticamente” a viverle al meglio, in modo pieno, totalmente gratificante, degno della grandezza e delle complesse esigenze e risorse della nostra natura, e sempre confacente e propizio all'equilibrio e all’armonia personali, familiari e sociali in genere: tale traguardo - che, in realtà, ci sopravanza sempre come un orizzonte mai totalmente raggiunto, e verso cui restare, perciò in movimento - va conquistato, per progressive approssimazioni, attraverso una continua ricerca, che può rendere la vita ancor più interessante e ricca di soddisfazioni, e, pur non essendo quasi mai priva di difficoltà e incognite, può essere vissuta con serenità e relativa scioltezza. In altre parole: ognuno di noi ha, nell’intero arco della sua vita consapevole, la possibilità e la responsabilità d’impegnarsi, o non, nel prendersi cura della qualità del proprio ascoltare e del proprio relazionarsi, di cimentarsi costantemente - o trascurare, o perfino rifiutarsi, di farlo - nell’affascinante, spesso non lieve, avventura di lavorare su di sé per affinare la propria attenzione, la propria delicatezza, la propria magnanimità, la propria capacità di accoglienza della diversità e originalità degli altri e della loro irriducibilità alle proprie aspettative, liberando la propria mente dalle trappole del pregiudizio, dilatando il proprio cuore, cercando d’imparare a contenere ogni proprio impulso egocentrico e ad arginare l’eventuale tendenza a emettere giudizi sugli altri, “etichettandoli” con facilità, e potenziando la propria attitudine ad allentare, o sospendere, oculatamente, le difese e ad esporsi - seppur saggiamente -, e donarsi, nell’incontro con loro, senza, però, dimenticare in alcun momento il sacrosanto riguardo per la propria persona.

Molto di tutto questo lo si apprende, o meglio sarebbe “fisiologico” apprenderlo, a partire dal contesto della propria famiglia di origine, o, in assenza di questa, da qualunque altro alveo di accudimento possa far da “nido” per la sana crescita dell’essere umano nei primi stadi della sua vita e da miniera, vivaio, fucina e palestra di competenze emotive, affettive, comportamentali e relazionali in genere. Ma soffermarci su tutto ciò richiederebbe almeno un articolo a parte. Per il resto: non ci sono “ricette” universalmente applicabili con successo in questo campo - benché in molti si spendano a propagandare l’una o l’altra come l’unica sicura - senza il sudore personale, la crescente conoscenza e padronanza di sé, una profonda umiltà, l’autonomo sviluppo di qualunque stimolo esterno, e parecchie altre cose, che ognuno va capendo, se vuole, nel corso del costruirsi della propria storia.

Tanti sono gli elementi che possono concorrere al generarsi di tali processi e al loro maturare, e non potremmo qui elencarli tutti e adeguatamente approfondirli: ci limitiamo a sottolinearne, di seguito, qualcuno a mo’ di esempio. È sicuramente molto importante: sapere ritagliarsi degli spazi di silenzio, di introspezione e di meditazione; essere disposti, e concretamente pronti, a mettersi costantemente in discussione, avere la voglia di farlo o farsela venire; esercitarsi a selezionare gli stimoli esterni, mettendo ordine nell'esercizio della nostra attenzione, per onorare la dignità della relazione con se stessi e con gli altri; sapere, e volere, stare nello spazio e nel tempo reali in cui ogni relazione che viviamo di volta in volta si esprime, cioè sapere concentrarsi amabilmente e amorevolmente con tutta la propria umanità su tutta la ricchezza del momento presente condiviso in un incontro, curandone, nello stesso tempo, per quanto possibile, il contesto e i dettagli.

Quante volte, al contrario, incorriamo, nell'essere distratti, troppo presi dai nostri pensieri, dalle nostre "cose", dalle nostre "corse"! Nella nostra esperienza personale e professionale, sia individuale che comune, abbiamo riscontrato abbondantemente come si tenda, purtroppo, molte volte a trincerarsi, più o meno consapevolmente, dietro a una malintesa “naturalezza” dei propri comportamenti (avete sicuramente presenti frasi come “sono fatto così”, “che ci posso fare se non sopporto quello o quell’altro atteggiamento?”, “non ce la faccio a stare a sentire Tizio o Caia più di tanto”, etc.) - per non dire del diffuso “mito” dello spontaneismo -, e come anche si tenda ad accontentarsi delle proprie doti “innate” positivamente favorenti ai fini della ricettività nei confronti degli altri e di una buona “riuscita” dei vissuti relazionali, come pure, paradossalmente, dei propri stessi difetti.

Tali tendenze si manifestano, inoltre, indipendentemente dal fatto che il relazionarsi complessivamente con l’altro e in particolare l’ascoltarlo siano un momento arduo o, al contrario, soddisfacente e gradevole. Molte volte, così, o le cose van bene, diciamo, “per miracolo” o l’ascolto - da una parte, dall'altra, o da tutte e due - non si realizza e la relazione rischia di diventare solo, o prevalentemente, un momento di potenziali, o effettivi, reciproci equivoci, di confusione, di disagio, o di vera e propria sofferenza (che può sfociare anche in un’aperta conflittualità non costruttiva, con conseguenze non di rado drammatiche). Si capisce senza sforzo che se avviene ciò la relazione perde, parzialmente o totalmente, la connotazione, gravida di fertilità e in essa intrinsecamente presente, di prezioso terreno comune e spazio sacro, ricco di sfumature di colore, di risorse già in atto e di possibilità da poter far emergere e sviluppare - benché in misura più o meno consapevole - per arricchirsi vicendevolmente, aumentandone - ognuno per la sua parte, ma anche insieme - la comprensione e l’incremento progressivo, ciascuno nella cornice della propria specifica situazione esistenziale.

A tal proposito vi lasciamo, per ora, dicendo che crediamo valga la pena - quantomeno una volta nella fase adolescenziale e una nella fase adulta della propria vita (ma sarebbe decisamente utile farlo molto di più e, magari, con una discreta, se non proprio regolare, frequenza) - di porsi interrogativi sui temi che abbiamo qui affrontato; interrogativi, ad esempio, del seguente tipo: “Io so ascoltare? Voglio davvero farlo? Solitamente, chi parla con me si sente a suo agio? Che effetto mi fa, per lo più, il fatto che un altro mi racconti di sé, della propria vita?”, e “Se e quando non mi sento ascoltato, ho il coraggio di manifestare il mio stato d’animo con spirito di collaborazione per un migliore relazionarsi a vicenda?”; o ancora: “Mi interessa seriamente fare qualcosa perché la mia esperienza della relazione con gli altri faccia un salto di qualità? Credo sia “in mio potere” ottenere il raggiungimento di un simile obiettivo?”. Perché non approfittare delle pause estive di riposo per soffermarsi, farsi domande e riflettere, di più, su tutto questo? Al prossimo articolo!...

Se stai vivendo, in famiglia, al lavoro, nella tua vita, momenti di solitudine, incomprensione o emarginazione ed hai bisogno di un supporto di base, contatta il CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF, troverai un'equipe di professionisti che, gratuitamente, possono darti una mano. Prendi subito un appuntamento telefonicamente al 340 31 91 447 oppure compilando l'apposito FORM ONLINE...trovi tutto cliccando qui
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IOLE COZZO DI GREGOLI E PIETRO DI GREGOLI - Entrambi palermitani, dal ’91 coppia nella vita (sposati dal ‘93 e genitori dal ’97) e nel volontariato, e, dal ’95, anche nel comune campo professionale della relazione d’aiuto, in particolare attraverso il Counseling (attualmente “Professional Advanced Counselor AssoCounseling”). 

Operano nell’ambito del benessere personale e relazionale, in quello sociale e in quello spirituale, con particolare specializzazione, dal punto di vista lavorativo, nel Counseling coniugale e familiare, in quello espressivo-artistico e in quello pastorale; esperti anche come formatori e conduttori di incontri e percorsi di gruppo. Appassionati della vita, e dell’incontro con gli altri, sempre in cammino, sempre interessati a nuove aperture d’orizzonte, credendo profondamente in Dio e nella ricchezza d’amore e di risorse presente in ogni essere umano.

venerdì 28 luglio 2017

Marginalità: sentirsi distante, escluso, isolato.

Se si comprende un fenomeno, 
un problema e lo si analizza 
nelle sue sfaccettature
 è più facile trovare le strategie 

e gli strumenti per capirlo, 
affrontarlo e risolverlo.
Non sempre però 

si hanno gli strumenti per farlo
 (cit C.V.) 

Chi lavora ogni giorno con il disagio, con i problemi che sembrano non trovare via di scampo per chi li pone, si trova a dover non solo trovare la soluzione ma soprattutto a dare sostegno, ascolto, fiducia a chi, spesso, si sente ai margini, non compreso, non ascoltato da chi di competenza o peggio ancora da nessuno.

Al Consultorio dei diritti MIF, e prima ancora in Arciragazzi ci si è sempre occupati di marginalità, ossia di tutte quelle persone che per loro condizione attuale o sopravvenuta si trovano ai margini della proposta politica, non riconosciuti, a volte semplificati e inesistenti, mi riferisco ai bambini e agli adolescenti a cui spesso vengono non riconosciuti e negati i diritti, alle famiglie tartassate dall'economia dei ricchi, agli anziani dimenticati, gli immigrati rifiutati ed offesi, persone che forse hanno perso il senso di appartenenza al gruppo-Stato.

Non si vuole fare un'analisi dei grandi problemi sociali, ma l'intento è quello di dare informazioni rispetto alla marginalità, strumenti e strategie per conoscerne alcuni aspetti e perché no, spazi di condivisione.

Questo articolo è dedicato a quelle persone, ragazzi, ragazze, adolescenti, giovani, adulti, anziani, che per una propria condizione attuale, transitoria, contingente e particolare si trovano, o per meglio dire, si sentono esclusi, isolati, non compresi, soli, marginali.



Esso è il frutto di una ricerca che mediante schede di osservazione, interviste e colloqui mi ha permesso la rilevazione e la descrizione di alcuni dati relativi ad atteggiamenti osservabili in un comportamento marginale all'interno di piccoli gruppi di studenti in formazione.

Fin da quando arriviamo in questo mondo facciamo parte di piccoli gruppi, la famiglia, la scuola, gli amici il lavoro e in ognuno di essi assumiamo dei ruoli diversi, possiamo essere figli, mariti ,mogli, dipendenti, capi, amici, il ruolo che assumiamo dipende dal gruppo a cui ci riferiamo in quel momento. E non solo, il ruolo dipende dal comportamento, dal nostro modo di essere, dalle azioni, dalle interazioni, dai rapporti che ognuno riesce ad instaurare con gli altri, e da come permette agli altri di interagire e comunicare con lui.

I ruoli più importanti che si possono riscontrare nei piccoli gruppi sono la leadership che riguarda il sistema di potere, intesa come la capacità di influenzare e gestire il gruppo, la membership (i gregari), che riguarda le persone più o meno attive nel gruppo, più o meno vicine ai leaders, e la marginalità che riguarda una condizione psicologica soggettiva per cui la persona si pone ai margini del gruppo, si sente escluso, rifiutato, trascurato.

Vorrei subito chiarire che i ruoli in un gruppo, sono ad esso strettamente definiti, per cui una persona può essere leader in un gruppo, gregario in un altro, un'altra persona viceversa, può essere marginale in uno e avere un ruolo diverso in un altro. (Niente paura c'è speranza!).

La descrizione che segue del soggetto marginale è tratta sia dalla letteratura sull'argomento (molto scarsa) sia dal risultato delle osservazioni, dai colloqui e dalle interviste a soggetti risultati avere un ruolo marginale in quel gruppo.

Ma come si fa a stabilire all'interno del gruppo scientificamente i ruoli? Oltre all'osservazione dei comportamenti è stato utilizzato una scheda che permette a tutti i membri del gruppo di effettuare delle scelte o dei rifiuti nei confronti degli altri.

Il marginale è chi riceve meno scelte e più rifiuti rispetto agli altri, si colloca ai margini del gruppo non si sente integrato. Alla base dell'integrazione ci sta un bisogno di scambio, che riconosce l'altro nelle sue diversità, nella sua personalità. Egli agisce secondo standard di condotta personali, tende all'introversione ed è tacciato di essere asociale. Egli vuole mantenere la distanza dagli altri, tracciando attorno a sé come una sorta di cerchio magico che nessuno può attraversare.




Paradossalmente ciò che egli rifiuta di più è che gli altri lo ignorino, non provino interesse per lui che lo lascino da parte, si sente incompreso. Nei rapporti interpersonali tende a sottomettersi e a lasciare l'iniziativa agli altri per non prendersi la responsabilità, perché convinto di non essere capace, e che gli altri sanno di questa sua incapacità. Aspetta che gli altri lo coinvolgano, è molto ripetitivo. E' molto statico sia spazialmente, sia nei rapporti interpersonali. Questa sua remissività porta gli altri ad approfittarne, gli impongono le cose, a volte diventa il capro espiatorio del gruppo, e fenomeni di aggressività non sono infrequenti.

Il suo mantra è “io non valgo nulla, nessuno si interessa a me, mi risulta difficile andare verso gli altri, specie dopo che mi hanno rifiutato, ho paura di non essere ascoltato, capito, di essere deriso, rimproverato, disconfermato quindi resto qui, distante ad osservare da lontano”.

Questa breve descrizione non ha l'intento di definire il marginale standard, non esiste, esistono atteggiamenti, modalità diverse di agire e ogni persona è diversa dall'altra, ma una cosa è certa, ciò che definisce un individuo è la sua azione nel gruppo, il suo modo d'esser-ci.

Ognuno può riconoscere la vittima di bullismo, la persona senza fissa dimora, chi non riesce a denunciare una violenza subita, chi rinuncia a lottare 'tanto non cambia niente'.

Come dicevo all'inizio di questo articolo se conosci un fenomeno, lo affronti e lo risolvi a partire dai dati rilevati, modifichi gli atteggiamenti, cerchi soluzioni. Nella valutazione dei costi e dei benefici convincersi che è meglio risolverli i problemi piuttosto che non affrontarli e aggirarli, è già un passo avanti .



Ma a volte da soli non ce la si può fare, e allora bisogna uscire fuori dal cerchio magico, cambiare gruppo, chiedere aiuto, fuori qualcuno è disponibile ad ascoltare, a cercare insieme nuove prospettive, nuovi orizzonti, nuovi luoghi dove condividere esperienze.

Se stai vivendo, in famiglia, al lavoro, nella tua vita, momenti di solitudine, incomprensione o emarginazione ed hai bisogno di un supporto di base, contatta il CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF, troverai un'equipe di professionisti che, gratuitamente, possono darti una mano. Prendi subito un appuntamento telefonicamente al 340 31 91 447 oppure compilando l'apposito FORM ONLINE...trovi tutto cliccando qui
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CARMELINA VACCAROFormatrice, Laurea in Pedagogia (UniPa), Master In “Lifelong Learning- teoria e prassi dell'educazione degli adulti” (UniRoma 3), specializzata in psicomotricità, Volontaria.
Attualmente operatore specializzato servizio Assistente alla comunicazione presso scuole dei  Comuni di Palermo e Bagheria. Ha lavorato per circa un trentennio in centri di riabilitazione per minori disabili come psicomotricista.
Da sempre interessata al sociale e alla formazione  ha fatto parte della cooperativa teatrale socio culturale “I Sicaliani” , e in seguito ha contribuito alla nascita dell'associazione Arciragazzi  Palermo, della quale è stata vicepresidente dal 1991 al 1997. Ha gestito corsi di formazione, nel territorio nazionale per Arci ed  Arciragazzi, nelle scuole e  per  vari enti pubblici e privati.
Ha collaborato  con l'assessorato politiche sociali, ufficio minori della Regione Campania nella gestione di corsi per la formazione di operatori del volontariato e  terzo settore, inoltre ha contribuito come esperto coordinatore dei facilitatori, per la costituzione della “Prima  Consulta dei ragazzi e delle ragazze Campane”. Ha svolto volontariato nelle  realtà del disagio palermitano fino a coprire tutto l'arco dell'età evolutiva , dalle comunità 0-3 anni ( Ex IPAI, ) fino al IPM “Malaspina” di Palermo (14 -21 anni). 

giovedì 27 luglio 2017

Una Siciliana in Colombia: un viaggio alla scoperta di un popolo che sta rinascendo. Terza puntata

Terza puntata (per la prima clicca qui per la seconda clicca qui) del reportage della nostra volontaria LORY STRANO che sta raccontando la sua esperienza di siciliana in Colombia, un paese che sta vivendo un periodo di forti cambiamenti sociali ed economici a seguito dell'accordo firmato Il 24 novembre 2016 fra il governo colombiano e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), una formazione di stampo marxista attiva da più di cinquant’anni che ha messo fine, grazie anche alla determinazione del presidente Colombiano Juan Manuel Santos, ad un lunghissimo conflitto armato che ha provocato quasi 220 mila morti, migliaia di desaparecidos e  sfollati per un totale di otto milioni di vittime. 

Le storie si sommavano alle storie e ad altre ancora. Nel giro di pochi mesi imparai a conoscere quel paese attraverso i visi e le voci della gente. Non era facile capire cosa stesse succedendo perché non era facile riassumere anni di storia, di conflitti, di intricate ragioni e di inaudita violenza. Per quello io lascio parlare i libri e do voce a ció che mi hanno trasmesso i colombiani, nei loro ranchitos, sulle loro strade a bordo di un mini van o di un moto taxi, nei ristorantini affollati di frittura.

Ricordo il primo giorno in cui ebbi la sensazione di entrare dentro a un libro di storia, di vedere gli effetti reali di qualcosa di cui i media parlavano ma non spiegavano. Il processo di pace tra il governo e la FARC, le ragioni degli uni e degli altri, i compromessi, gli accordi. Tutto restava sempre relegato a un livello astratto, fatto di teorie che politologi, filosofi o analisti costruivano e ricostruivano.

Quel giorno peró supposizioni e commenti furono spazzati via dalla realtà, nuda e cruda delle persone semplici, i veri eroi di questa storia. Fu in quel giorno che entrai per la prima volta in una delle ex zone rosse della Colombia, quelle in cui nessuno osava entrare. Ció che vidi fu lo scorrere ritmico della vita quotidiana pervaso dalla sensazione di aver raggiunto un posto immaginario dove non c’è Stato, istituzioni, solo la gente sola coi suoi guai.


Il signor J.  cerca rifugio dal sole cocente sotto un albero grande sul lato destro della piazza. Era un contadino prima del conflitto e lo è ancora, così come quell’albero, mi dice, anche lui ha resistito agli anni più amari. Oggi a stento riesce a sopravvivere, gli irrisori aiuti umanitari non sono abbastanza per rifarsi una vita, dopo aver perso la casa, familiari e aver vagabondato per anni.

Lo spettro del passato sembrava aleggiare su ogni cosa, sulle strade piene di buche, sulla piazza in ricostruzione e persino sui lavandini secchi dove non corre acqua da anni.

Salgo su un moto taxi, il vento rende difficile la comunicazione, mi avvicino all’orecchio del moto taxista, mi dice che qui non mancano risorse, sono solo amministrate male. Niente di diverso dalla Sicilia pensai, non tutto si spiega con il conflitto, con gli schieramenti, mi rendo conto che la situazione è molto più complessa.
Con la speranza che tutto sarebbe diventato più chiaro parlando con la gente, cominciai a intervistare chiunque mi aprisse il suo cuore, dentro ad un bar, nel cortile di casa, su un taxi collettivo o su uno abusivo.

Entro nella sala del centro culturale della gaita, lo strumento di vento più famoso della Colombia, i leader sociali sono seduti in cerchio, sono riuniti per un incontro sulla memoria storica, su come narrare quello che è successo. Io so veramente poco, le dinamiche mi sembrano complicate da non poter essere spiegate in poco tempo. La separazione netta che i media fornivano per individuare buoni e cattivi perdeva senso quanto più mi addentravo nel vissuto. Non c’erano più da un lato la guerrilla marxista di estrema sinistra chiamata FARC, dall’altro i gruppi armati di destra chiamati paramilitari e poi governo con esercito e polizia. Questi attori cominciavano a mescolarsi e a mescolare le storie di vita delle persone trascinandole in una spirale assurda dove ognuno ha le sue responsabilità.
“Io non parlerei di pace in colombia, direi che abbiamo firmato la fine del conflitto ma non la pace, quella è un’altra cosa” mi dice Liliana con voce commossa, felice di poter far conoscere la sua storia in Italia.

Ecco la testimonianza diretta di LILIANA:


Vuoi leggere gli episodi precedenti di questo articolo di Lorenza Strano? 

Per la seconda puntata clicca qui

Per la prima puntata clicca qui

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LORENZA STRANO - Appassionata di giornalismo e viaggi, instancabile volontaria per diverse associazioni e organizzazioni locali e internazionali, Lory Strano si è lanciata dopo la triennale in comunicazione nel mondo della cooperazione internazionale. Nel 2016, anno di conseguimento della laurea magistrale in Cooperazione e Sviluppo, è passata dal lavorare per una Ong ambientalista in Spagna a fare la ricercatrice per una università in Sud America. L’ultima tappa è stata la Colombia,  da dove racconta l’esperienza di una siciliana alle prese col mondo dei diritti umani in un paese lacerato dal conflitto e con tutte le carte in regole per fare la storia con il processo di pace. 

mercoledì 26 luglio 2017

La burocrazia che guasta i rapporti umani. Una storia del Consultorio dei Diritti MIF

OLGA, UNA CITTADINA CHE USUFRUITO DELLA CONSULENZA DEI VOLONTARI DEL CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF, RACCONTA LA SUA ESPERIENZA. RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO.

Salve a tutti! Vorrei raccontarvi la mia storia, la storia di una battaglia di 3 mesi - assurda, lunga, estenuante - con il comune di Palermo...La battaglia che ho vinto grazie al sostegno delle persone attente, disponibili, professionali.

Parlo dei volontari del consultorio Avv.Vincenzo D'Amico, Avv. Francesco Murana e la Dott.ssa Federica Gennaro. E colgo occasione per ringraziarli! Intanto, spero che la mia testimonianza vi sia utile: non arrendetevi se siete sicuri che la legge e' dalla vostra parte!

Mi chiamo Olga. Sono immigrata anche se ho gia' acquisito la cittadinanza italiana. Abito qui a Palermo con mia madre, cittadina ucraina. Lei soggiorna regolarmente qui dal 2008. Ad aprile 2017 ho dovuto cambiare la residenza, sono andata a vivere a Palermo da Capaci, e ho chiesto lo stesso cambio di residenza per mia madre. Ma il Comune di Palermo non ha voluto attivare la pratica per mia madre perche' hanno chiesto il suo certificato di vedovanza.

Non riuscivo a credere: nel 2009 mia madre e' stata gia' iscritta allo stesso Comune di Palermo senza questo certificato, pur vero l'hanno chiesto in quel periodo ma alla fine mia madre e' stata iscritta grazie alla risposta della Vice Prefetto del Ministero degli Interni alla quale ho scritto chiedendo l'aiuto e i chiarimenti. Si, 8 anni fa sono stata fortunata di aver trovato una persona sensibile al Ministero che ha risposto per iscritto: ai fini di iscrizione all'anagrafe da mia madre ci vuole soltanto il passaporto e il permesso di soggiorno. Adesso nel 2017, la stessa impiegata del Comune di Palermo che ha iscritto mia madre nel 2009, mi nega il cambio residenza di mia madre esigendo il certificato di vedovanza! Non vi racconto dei toni e modi "gentili" con cui mi parlavano e rispondevano.

Mi chiederete, forse, perche' non presentare questo certificato di vedovanza? Rispondo: nel mio paese tale certificato non viene rilasciato e fare legalizzazioni e traduzioni del certificato di matrimonio tra mio padre e mia madre e del certificato di morte costa tanto! Inoltre, la procedura stessa prevede il viaggio nel mio paese. Possibile mai che devo spendere cosi tanti soldi che guadagno con tanta fatica solo per accontentare gli impiegati che non conoscono bene le leggi e il loro stesso regolamento interno??!!! Ricomincio la stessa battaglia del 2009. Questa volta i funzionari sensibili nel Ministero non c'erano. Non mi ha risposto nessuno. Neanche il Sindaco a cui ho scritto piu' volte ha trovato un po' di tempo per rispondermi..In Prefettura mi hanno detto di fare la dichiarazione sostitutiva la certificazione, ma il Comune di Palermo ha le proprie idee in riguardo e non l'ha accettato (contrariamente a cio' che dice la legge concerne dichiarazioni sostitutive!!!).

Rabbia, frustrazione, indignazione...ma soprattutto solitudine..sono le emozioni e sensazioni che si provano in questo caso.. Un giorno pero' e' cambiato tutto: perche' non ero piu' sola..Per puro caso ho visto un poster in un autobus..Parlava del Consultorio dei Diritti MIF, dell'aiuto che ci si puo' trovare. Ho descritto la mia storia nella lettera e nella risposta ricevuta subito mi e' stato dato un appuntamento. Il primo incontro con i volontari del consultorio e' stato stupendo: ho trovato persone cordiali, accoglienti che avevano davvero tanta voglia di aiutarmi. E questa battaglia l'abbiamo vinta insieme! Sul suggerimento di Avv. Vincenzo che ha dedicato tanta attenzione alla mia pratica, ho inviato una raccomandata al Comune con la richiesta di motivare il rifiuto di iscrizione di mia madre. Sapevamo che per la legge non potevano non iscrivere mia madre.

Ho dovuto attendere la risposta per piu' di un mese...La risposta del Comune non e' arrivata mai e nessuno mi ha chiamato anche se avevano i miei numeri e email. Allora lunedi 17 luglio eravamo al Comune: Avv. Vincenzo, Avv. Murana e Dott.ssa Gennaro, mi hanno accompagnato e hanno ottenuto tutti i chiarimenti necessari. Lunedi il 17 luglio e' stato il giorno del nostro trionfo! Abbiamo vinto: la risposta del Comune comunicava la loro decisione di iscrivere mia madre senza certificato di vedovanza, il suo stato di famiglia sarebbe registrato come "non conosciuto" , cosa che non ha alcun significato particolare o conseguenze per lei.

Un giorno davvero emozionante! Il 24 luglio ho completato l'iscrizione e il cambio domicilio per mia madre. Finalmente... La mia e' una storia di sordita' e malavoglia degli impiegati statali di impegnarsi e trovare una soluzione piu' comoda per il cittadino o il residente in regola (come dovrebbe essere), in linea con le normative e leggi esistenti che lo perfettamente permettono. La mia e' anche una storia bellissima..di cordialita' e solidarieta', accoglienza e professionalita' delle persone che operano gratuitamente nel Consultorio dei Diritti. Penso che simili strutture devono essere piu' numerose e piu' presenti in diversi luoghi della citta'.

Grazie, grazie di cuore! Siete bravissimi!!!

Se anche tu hai usufruito della consulenza gratuita dai professionisti volontari del CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF lascia un parere e racconta la tua storia nell'appostita sezione cliccando qui

Se invcece anche tu, come OLGA, stai incontrando difficoltà nell'espletamento di pratiche burocratiche e hai bisogno di un supporto di base, contatta il CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF prendendo un appuntamento telefonicamente oppure compilando l'apposito FORM ONLINE...trovi tutto cliccando qui

lunedì 24 luglio 2017

Diritto dei nonni a frequentare i nipoti

DI ROBERTA DI VINCENZO

La famiglia.

Nel corso della nostra vita a seconda dell’età, delle esperienze che facciamo, della gente che incrociamo, non ci rendiamo conto di quanto la famiglia influenzi il nostro carattere e la nostra personalità.

I genitori, i nonni, gli zii, i cugini sono solo alcune delle persone che condizionano la nostra crescita.

Ovviamente, non sono a fare la retorica sulla famiglia, ma quando mi hanno chiesto di scrivere sui rimedi giuridici che l’ordinamento prevede per tutelare il diritto dei nonni a frequentare i nipoti in caso di lite con i genitori, mi sono venute in mente queste riflessioni.

Per questa ragione, vorrei parlare della famiglia bella, della famiglia che ci protegge e che ci ama anche a scapito delle liti e delle incomprensioni.

In particolar modo, i nonni sono il centro della famiglia perché da loro ha tutto inizio, loro generano i nostri genitori e se ne prendono cura, li amano e in un secondo momento continuano a dispensare il loro amore anche ai nipoti, fino a quando per una lite o un banale dissapore tutto finisce.


I padri e le madri per ripicca e per incomprensione lasciano che i nonni si allontanino dai nipoti, e questa è una privazione ingiusta.

Accade di sovente che il matrimonio finisca e raggiunga il capolinea con un divorzio, oppure che la mamma/figlia litighi con la mamma/nonna o con la suocera o con il cognato, insomma capita che tra adulti i legami cambino e sono questi i fattori che nella maggior parte dei casi scatenano l’allontanamento tra i nonni e i nipoti.

Così, quando non si ha la forza per affrontare la causa della lite e si preferisce la via più semplice dell’allontanamento, l’ordinamento interviene a modo suo, per tutelare le parti più deboli.

L’articolo 137 bis del codice civile dispone che: “Gli ascendenti hanno diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni. L’ascendente al quale è impedito l’esercizio di tale diritto può ricorrere al giudice del luogo di residenza abituale del minore affinché siano adottati i provvedimenti più idonei nell’esclusivo interesse del minore. Si applica l’articolo 336 secondo comma”.

Brevemente, dal punto di vista procedurale, sulla scorta della disciplina dettata dal citato secondo comma dell’art. 336 c.c., uno dei genitori, un parente o il pubblico ministero possono proporre ricorso dinanzi al Tribunale per i minorenni che decide previa audizione facoltativa del figlio minore che abbia già compiuto dodici anni ma anche di età inferiore, ove capace di discernimento.

In questo procedimento, la legge prevede che il minore e il genitore siano assistiti da un difensore. Inoltre, se il provvedimento è richiesto contro uno dei genitori, il giudice deve disporre l’ascolto anche di questi.

Infine, in caso di urgente necessità il Tribunale può adottare anche provvedimenti temporanei nell’interesse del figlio[1].

Ed è proprio l’interesse del minore ad essere al centro di tutto il procedimento.

Su un caso simile, il Tribunale di Venezia con un decreto del 7 novembre 2016 ha chiarito che il rapporto tra i nonni e il nipote deve essere significativo nella misura in cui deve recare un pregiudizio concreto e reale per il bambino.

In parole povere, la mancanza che viene imposta al minore - ovvero l’impedimento nel frequentare i nonni - deve ledere in modo incisivo il percorso di crescita e di formazione dell’infante.

Da qui si ritorna alla premessa iniziale.

Si tratta della famiglia “buona” intendendosi tale il nucleo di affetti che apporta benessere al minore consentendogli di crescere in modo sano ed equilibrato.

La ragione di tutto ciò è di tutelare i bambini dalle complicazioni degli adulti ed evitare di privarli di un rapporto assolutamente benefico per loro solo perché non hanno raggiunto l’età prevista dalle legge e la maturità che presumibilmente ne consegue, per potere decidere in maniera autonoma.

Se hai bisogno di ulteriori informazioni, o vuoi segnalare o avere supporto relativamente a problematiche legate a CONTROVERSIE FAMILIARI ?  contatta il CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF prendendo un appuntamento telefonicamente oppure compilando l'apposito FORM ONLINE...trovi tutto cliccando qui

[1] Il procedimento ex art. 137 bis c.c. non ha natura contenziosa e rientra nell’ambito dei procedimenti di volontaria giurisdizione, per tale ragione i provvedimenti emessi dal Tribunale possono essere modificati e revocati in qualsiasi momento. Gli stessi sono reclamabili dinanzi alla Corte di Appello. Quest’ultima decide mediante decreto che non avendo carattere decisorio e definitivo non può essere impugnato con ricorso per cassazione.
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ROBERTA DI VINCENZO - Nata a Palermo nel 1987, dopo la maturità classica, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dove si laurea nel 2014. 

Nel 2017 consegue la specializzazione in diritto tributario presso la Scuola di Specializzazione e di Alta formazione del difensore tributario edita dall’Unione Nazionale delle Camere degli Avvocati tributaristi italiani (UNCAT). Amante dei libri e dell’arte della scrittura, è agli esordi nelle vesti di redattrice per il blog del Consultorio dei Diritti Mif. 
Crede nell’importanza dell’informazione come mezzo di supporto necessario alla collettività capace di risolvere i problemi in modo libero e consapevole.

venerdì 21 luglio 2017

IUS SOLI SI, IUS SOLI NO? AI LETTORI L’ARDUA SENTENZA

DI CLAUDIA SORRENTINO -  La combinazione delle due paroline “ius” e“soli” è da qualche tempo sulla bocca di tutti.

Prima di addentrarci in argomentazioni piu’ spinose, quali quelle relative alla sua opportunità e percorribilità, sarebbe dunque auspicabile fare un po’ di chiarezza sul vero significato della locuzione.

Lo ius soli infatti, lungi dal costituire un “abracadabra” o un “apriti sesamo” delle favole moderne, è per adesso solo l’oggetto di un disegno legislativo concernente la cittadinanza.

La nuova legge mira ad introdurre un nuovo criterio- quello dello ius soli, per l’appunto- volto all’acquisizione della cittadinanza italiana.



E’ tuttavia importante sottolineare come ad essere al vaglio dell’approvazione parlamentare non sia il così detto ius soli puro, alla stregua del quale chi nasce nel territorio di uno Stato ottiene automaticamente la cittadinanza, bensì un criterio dai tratti piu’ temperati.

Lo ius soli “temperato” menzionato nella legge presentata al Senato prevede infatti che un bambino nato in Italia diventi automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Di contro, se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri tre parametri:

– deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;
– deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;
– deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.

Unitamente allo ius soli “temperato”, il disegno di legge introdurrebbe inoltre nel nostro ordinamento una seconda modalità di acquisizione della cittadinanza per i figli minori di genitori stranieri: lo ius culturae.

La strada dello ius culturae passa attraverso il sistema scolastico italiano e renderebbe possibile la richiesta della cittadinanza italiana da parte dei minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie).

Per i ragazzi nati all’estero e arrivati in Italia fra i 12 e i 18 anni invece, l’ottenimento della cittadinanza sarebbe condizionato al possesso dei seguenti requisiti: aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.

Quanto allo stato dei lavori, è importante notare come, in seguito a varie polemiche e costanti indecisioni da parte del Senato, la decisione sullo ius soli sia stata rimandata all’autunno.

Fatte tali premesse ed evitando di addentrarci in valutazioni politically correct e non, è opportuno passare in rassegna i criteri di attribuzione della cittadinanza attualmente in vigore.

Alla stregua della Legge n. 91/ 1992, in Italia oggi la cittadinanza si acquista nei seguenti modi:

►automaticamente, secondo lo ius sanguinis (per nascita, riconoscimento o adozione, da anche un solo genitore cittadino italiano)

► secondo lo ius soli, che in Italia è già contemplato ma soltanto per i nati in Italia da genitori apolidi ovvero da genitori noti il cui ordinamento giuridico di origine non contempla lo ius sanguinis;

► su domanda, secondo lo ius sanguinis o per aver prestato servizio militare di leva o servizio civile;

►per elezione, se si nasce in Italia da genitori stranieri e ci si risiede legalmente ed ininterrottamente fino ai 18 anni;

►per naturalizzazione, dopo 10 anni di residenza legale in Italia, a condizione di assenza di precedenti penali e di presenza di adeguate risorse economiche; il termine è ridotto a 3 anni per ex cittadini italiani ed i loro immediati discendenti (ius sanguinis) e per gli stranieri nati in Italia (ius soli), 4 anni per i cittadini di altri paesi dell'Unione Europea e 5 anni per gli apolidi ed i rifugiati.

►per matrimonio (o unione civile) con un cittadino italiano, dopo due anni di residenza legale in Italia o dopo tre anni di matrimonio se residenti all'estero (termini ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi), a condizione di assenza di precedenti penali.

Alla luce del vigente quadro normativo, è auspicabilmente piu’ agevole giungere a delle conclusioni piu’ assennate e ponderate.


Se infatti il “nuovo” criterio dello ius soli apporterebbe qualche interessante novità in materia di lasso temporale necessario per l’ottenimento della cittadinanza (permettendo di bypassare l’attuale previsione dei 3 anni per gli stranieri nati in Italia) e in fatto di “automatismo” del riconoscimento, è davvero importante interrogarsi sugli effetti ad ampio spettro di una siffatta aggiunzione normativa.

Infatti, l’approvazione del criterio dello “ius soli”, di concerto ai suoi vantaggi, recherebbe altresì alcuni svantaggi, tra i quali la possibilità di ampliare a dismisura la possibilità di attribuire a chiunque la cittadinanza italiana senza alcun criterio guida, e addirittura nel totale disinteresse del soggetto che potrebbe non avervi interesse.

Una scelta socialmente e legislativamente orientata dovrebbe infatti essere scevra da ogni populismo e intento propagandistico ed essere, al contrario, genuinamente volta a forgiare, se necessario, un nuovo strumento normativo che rappresenti una chiara e precisa risposta ad un problema sociale, e non anche una sua acutizzazione.

Se hai bisogno di ulteriori informazioni, o vuoi segnalare o avere supporto relativamente a problematiche legate all'IMMIGRAZIONE?  contatta il CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF prendendo un appuntamento telefonicamente oppure compilando l'apposito FORM ONLINE...trovi tutto cliccando qui
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CLAUDIA SORRENTINO Claudia diventa avvocato nel 2011 dopo aver conseguito la laurea con lode presso l'Ateneo di Palermo.


Dopo la laurea si trasferisce  a Napoli  dove  frequenta la Scuola di Specializzazione per Professioni Legali  Federico II grazie alla quale approfondisce gli studi post- laurea attraverso dei corsi tenuti da  brillanti magistrati italiani.
Durante gli anni di formazione presso la Ssppl di Napoli ha inoltre  modo di svolgere vari stages formativi presso il Tribunale ed altresi' presso il TAR del capoluogo partenopeo, nelle materie prevalentemente oggetto di preparazione.
Dopo aver sostenuto l'esame di abilitazione presso il Foro di Napoli , si abilita all'esercizio della professione forense nel 2014.

Successivamente torna a Palermo dove, prima di iscriversi all'albo, collabora per qualche tempo con il Dipartimento di Scienze Penalistiche dell'Universita' degli Studi di Palermo. L'ambizione, in seguito, la conduce a Londra, dove puo' apprendere nozioni di Common law ed affiancare alla qualifica di Avvocato Italiano quella di Eupean Lawyer presso la Solicitor Regulation Authority.

Attualmente collabora part- time con uno studio legale  italo-inglese con sede a Londra che si occupa di fornire assistenza legale ai cittadini inglesi ed italiani principalmente in materia di successioni e di  contratti  stipulati in Italia.

Claudia si ritiene una giovane professionista flessibile e, importando un termine anglosassone, “multitasking”, adatta a lavorare in contesti dinamici e dall’impronta internazionale.

Avendo infatti prestato la propria collaborazione professionale nel Regno Unito e, prima ancora, avendo studiato per circa un anno presso l’Universidad de Sevilla (Spagna), ha sviluppato una certa adattabilita’, abbracciando una nuova visione del diritto dai confini certamente transnazionali.                       

Durante il tempo libero le piace viaggiare, cucinare e praticare sport all'aria aperta.

giovedì 20 luglio 2017

A Palermo un Convegno su Crescita personale ed Empowerment

DI ALESSANDRA PATTI - Lo scorso 20 maggio si è tenuto a Palermo il Convegno “Costruire il senso del Noi”, una tappa delle giornate itineranti di formazione e informazione per Counselor e non solo, sul tema “Crescita personale ed Empowerment”.

Il Convegno è stato organizzato da ANCoRe, Associazione Nazionale Counselor Relazionali, associazione professionale di categoria, tesa alla tutela e alla qualificazione professionale dei Counselor Relazionali attraverso la verifica delle competenze degli iscritti e il rispetto delle regole deontologiche.

Il Counseling relazionale è una attività professionale finalizzata al miglioramento del benessere relazionale delle persone e conseguentemente ad una loro più elevata qualità di vita.

Il Convegno, che si è tenuto a Palermo presso la storica struttura dell’Istituto Ancelle di Via Marchese Ugo, è stato inserito in un weekend di crescita personale ed empowerment che, a partire dal 17 fino al 21 maggio, ha proposto a Palermo una serie di eventi, per la maggior parte gratuiti, che si sono svolti in vari luoghi della città.: classi di bioenergetica all’aperto a cura di Alessandra Patti; la presentazione del libro “Il potere del si” a cura dell’autore Paolo Ragusa che ha, anche, tenuto un workshop di una giornata sulla stessa tematica; un incontro sulle relazioni di coppia, presso l’Istituto di Psicosintesi; un Laboratorio di danzaterapia condotto da Pio Campo.

In una logica di condivisione e del fare rete si è cercato di metter in connessione varie realtà palermitane che operano sui temi proposti dal Convegno “Crescita personale ed empowerment”.

Il Convegno, della durata di una giornata, è stato articolato in una parte in plenaria e in 4 workshop pomeridiani e ha visto la cospicua presenza, sia come partecipanti che come relatori, di Counselor formati e in formazione, Pedagogisti, Insegnanti, Assistenti Sociali, Avvocati, Formatori, Mediatori Familiari, professionisti della relazione d’aiuto e soggetti a vario titolo interessati agli argomenti trattati.

Il consultorio dei diritti Mif ha preso parte all’evento sia dando il gratuito patrocinio che in presenza, attraverso Vincenzo D’Amico che ha presentato le attività del Consultorio chiudendo la parte in plenaria con un intervento chiaro e carico di emozione.


La casa Editrice Erikson ha sponsorizzato l'evento e dato la possibilità ai partecipanti di acquistare una selezione di testi ad un costo agevolato.

Il Convegno ha ottenuto il patrocinio da parte del Comune di Palermo, dell’Ordine degli Assistenti Sociali, di Federcounseling, dell’Associazione Italiana Formatori, del Colap e da varie Associazioni locali.

La giornata, intensa e ricca di spunti di riflessione ha offerto ai partecipanti una possibilità di confronto e crescita personale in una logica di rete, di condivisione delle professionalità e di multidisciplinarietà.

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ALESSANDRA PATTI - Counselor Relazionale Professionale (dal 2003) ed a Mediazione Corporea (dal 2016), Sociologo clinico. E’ Segretario Nazionale di ANCoRe (Associazione Nazionale Counselor Relazionali) cui è anche iscritta dal 2004 con il n.49. Inoltre è Vicepresidente di E.Co. Esperienza Counseling Onlus, Associazione che a Palermo promuove e opera attraverso il Counseling quale attività di facilitazione delle dinamiche comunicativo relazionali interpersonali, e di sviluppo dell’individuo. Dal 2015 ha conseguito il titolo di Conduttrice di Gruppi di Parola per figli di genitori separati a seguito di una formazione di durata annuale effettuata con Marie Simon. Dal 2016 è Conduttrice di classi di esercizi in Bioenergetica, formata e iscritta presso Società Italiana di Analisi Bioenergetica (Siab) di Roma.

martedì 18 luglio 2017

Dallo psicologo all'avvocato, il consultorio che orienta chi è in difficoltà

Dopo 6 anni di attività il consultorio Mif (Minori, Immigrati e Famiglie) di Palermo diventerà un'associazione di promozione sociale. Il presidente D'amico: "In un'ottica di sostegno multidisciplinare cerchiamo concretamente di aiutare chi è in difficoltà"


18 luglio 2017 - 10:04


PALERMO - Orientare e accompagnare chi, italiano o straniero, è in difficoltà attraverso consulenze specifiche, che possono risolvere problemi di natura legale, amministrativa, sociale, economica ecc. E' questo l'obiettivo che persegue il Consultorio gratuito Mif, acronimo che sta per Minori, Immigrati e Famiglie che adesso, dopo il bilancio positivo di 6 anni di attività, presto si costituirà in associazione di promozione sociale.
Il consultorio Mif è una struttura socio-legale, coordinata dall'avvocato Vincenzo D'amico, nata nel 2011 all'interno dell'associazione Arciragazzi di Palermo. Le diverse figure professionali che ne fanno parte cercano di rispondere ai bisogni di famiglie, cittadini, immigrati,minori e giovani. Il progetto intende fornire, grazie al contributo volontario di un'equipe di 20 professionisti - tra cui psicologo, pedagogista, avvocati, mediatori familiari, cooperante internazionale, naturopata ecc - una consulenza per tutte le problematiche e controversie di base relativa alle fasce sociali svantaggiate.

"Si tratta del primo consultorio laico della città. In un'ottica di sostegno multidisciplinare - spiega Vincenzo D'Amico il coordinatore di Mif - cerchiamo concretamente di aiutare chi ha una difficoltà di varia natura e spesso non sa come muoversi. Dopo un primo colloquio la persona viene indirizzata ad avere una consulenza specifica, in relazione al suo caso, con la figura professionale competente a poterla aiutare. Lo spirito con cui lavoriamo è quello, intanto di ascoltare la persona e poi di cercare di comprendere il tipo di bisogno per riuscire a dare informazioni più idonee al caso. Il fine alto resta quello di non fare sentire la persona sola e di renderla pienamente consapevole di certi suoi diritti. Dopo avere consolidato in questi 6 anni tutto il nostro impegno, adesso a settembre ci costituiremo in un'associazione che ci permetterà di avere un'identità precisa e nello stesso tempo una maggiore visibilità giuridica e sociale in caso di partecipazione a progetti con istituzioni pubbliche e private. In questo momento siamo aperti anche a nuove adesioni e speriamo di avere presto, tra i professionisti, anche un assistente sociale, un commercialista e un ingegnere".

I casi che sono arrivati al consultorio in questi anni sono stati tanti e tutti diversi. Tra questi, hanno avuto situazioni familiari legate a separazioni coniugali e anche casi di accompagnamento per l'iter del permesso di soggiorno o di rifugiato politico. "In un caso abbastanza delicato siamo intervenuti per evitare con documenti alla mano - racconta Vincenzo D'amico - che venissero allontanati i minori da una famiglia. In altri casi il consultorio a livello giuridico ha aiutato, prima ancora di un giudizio, ad avviare una fase pre-giudiziale che è stata già risolutiva di un problema".

Inoltre, una consulenza significativa il Mif la stando per esempio alle famiglie in procinto di separarsi o in trasformazione che hanno figli, per quest'ultimi è stato creato il punto di ascolto "gruppo di parole". "Mi sono rivolta a questo consultorio per avere un supporto valido - racconta una cittadina ucraina - su una situazione particolare che riguarda lo status di mia madre. Il Mif mi sta aiutando a risolvere tutti cavilli burocratici". "Grazie al Mif che mi ha aiutato a fare un ricorso al giudice di pace - sottolinea un ragazzo che si è rivolto al servizio - ho evitato di pagare 500 euro per alcune conseguenze legate ad una multa che avevo già pagato. Il consultorio in questo caso è veramente un sostegno valido per i cittadini".
Il consultorio, in particolare, si occupa di fornire informazioni su adozioni nazionali ed internazionali, affidamento familiare, maltrattamento sui minori, riconoscimento di alimenti e mantenimenti, riconoscimento paternità, riconoscimento prestazioni assistenziali, supporto per atti di stalking, mediazione e contatto con ambasciate straniere, permessi di soggiorno e di asilo politico, assistenza legale processuale in ambito penale, civile ed amministrativo. Il Mif riceve tutti i giovedì dalle 15,30 alle 18,30 presso la sede del garante dell'infanzia del comune di Palermo in via Catania 146. (set)
SERENA TERMINI © Copyright Redattore Sociale

lunedì 17 luglio 2017

Parliamo di VACCINI - Introduzione storico normativa

Nel polverone mediatico di questi ultimi mesi, dove non si comprende bene dove finisce l'informazione e comincia la disinformazione distribuita con polemiche e terrorismo psicologico, il Consultorio dei diritti MIF vuole affrontare l'argomento VACCINI portando il punto di vista normativo (a cura di FRANCESCO MURANA), l'aspetto scientifico, curato da una farmacista (a cura di VALENTINA PROVENZANO) e la testimonianza di una mamma (a cura di VALENTINA PASSARIELLO). E' importante su questo delicatissimo argomento dare la voce a tutti i punti di vista, privilegiando il DIRITTO ALL'INFORMAZIONE. CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF: LA PERSONA AL CENTRO. Vuoi anche tu dare un contributo sull'argomento? contatta il MIF cliccando qui


PARLIAMO DI VACCINI

introduzione storico-normativa

DI FRANCESCO MURANA - Prima di passare la penna a chi tratterà la questione “vaccini” dal punto di vista scientifico, vorrei soffermarmi per qualche riga sulle modalità che hanno portato alle novelle legislative ancora in itinere (in realtà si tratta di un ritorno al passato), che tanto clamore hanno creato.


L’obbligo vaccinale nasce all’incirca mezzo secolo fa, e a ruota è stato seguito dalla normativa in materia di medicina scolastica. Mi riferisco al D.P.R. n. 1518  del 22 dicembre 1967, che all’art. 47 stabiliva: “I direttori delle scuole e i  capi  degli  istituti  di  istruzione pubblica o privata non possono ammettere alla scuola o agli esami gli alunni che  non  comprovino,  con  la  presentazione  di certificato rilasciato ai sensi di legge, di essere stati sottoposti alle vaccinazioni e rivaccinazioni obbligatorie”.

Il 23 settembre 1998,con una circolare interministeriale, i Ministeri della Sanità e della Pubblica Istruzione sancivano che, alla luce della “più recente normativa in materia di semplificazione amministrativa” doveva prevedersi che i certificati relativi alle vaccinazioni obbligatorie fossero acquisiti d'ufficio dalle segreterie delle scuole, dopo indicazione, da parte dell'interessato, dell'Azienda sanitaria competente per il rilascio.
L’anno successivo, col D.P.R. n. 355, si giunse alla decadenza dell’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuola.

Negli anni, anche a causa del decentramento del sistema sanitario, le Regioni e le Asl hanno acquisito la responsabilità di garantire il diritto alla prevenzione vaccinale, pur concordando col Ministero della Salute una strategia nazionale. Le differenze che si sono venute a creare nell’offerta vaccinale fra le diverse Regioni, sono state comunque superate grazie all’inclusione nei L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza) di tutti i vaccini, sia quelli obbligatori che quelli raccomandati, previsti dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019.

Perché allora stiamo assistendo ad un ritorno al passato, col ripristino dell’obbligo di vaccinare gli alunni, pena, fra l’altro, l’impossibilità di iscrizione a scuola? Stiamo vivendo una fase di emergenza?

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, ha affermato che “oggi non siamo in emergenza, altrimenti la Ministra della Salute agirebbe con ordinanze, ma vogliamo evitare di andare in quella direzione”. Il cambio di rotta in realtà è fondato sull’allarmante calo del numero di vaccinazioni sotto la soglia minima raccomandata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per la cosiddetta “immunità di gregge”, che è pari al 95% della popolazione.

Attualmente le vaccinazioni obbligatorie sono quelle antidifterica, antitetanica, antipoliomelitica e antiepatite virale B, le altre sono raccomandate.

Ad oggi, il testo del decreto è passato all’esame del Senato in una versione più soft grazie ad alcuni emendamenti. Il numero dei vaccini obbligatori è sceso da 12 a 10 (poliomielite, tetano, difterite, epatite B, hemophilus influenzae B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia e varicella) e le sanzioni vanno da 500 € a 3.500€ (prima la sanzione massima ammontava a 7.500€).  

Leggi gli altri due articoli


PARLIAMO DI VACCINI


il punto di vista scientifico

DI VALENTINA PROVENZANO


il punto di vista di una mamma

DI VALENTINA PASSARIELLO
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FRANCESCO MURANA - Penalista palermitano con tante passioni che vanno dal pianoforte, alla scrittura, passando per il teatro, il video editing ed il doppiaggio. Volontario della Croce Rossa Italiana dal 2004, è stato fra l’altro impegnato per oltre tre mesi nelle operazioni di soccorso della popolazione abruzzese colpita dal sisma del 2009. Dal 2010 ha approfondito lo studio del Diritto Internazionale Umanitario e nel 2012 ha conseguito il titolo di Consigliere qualificato DIU per le Forze Armate, per le quali svolge attività di docenza. Nel 2013 si è specializzato in International Disaster Response Law presso l’International institute of humanitarian law e dal 2015 è docente nei corsi delle allieve Infermiere Volontarie della C.R.I..

Parliamo di VACCINI - Il punto di vista scientifico

Nel polverone mediatico di questi ultimi mesi, dove non si comprende bene dove finisce l'informazione e comincia la disinformazione distribuita con polemiche e terrorismo psicologico, il Consultorio dei diritti MIF vuole affrontare l'argomento VACCINI portando il punto di vista normativo (a cura di FRANCESCO MURANA), l'aspetto scientifico, curato da una farmacista (a cura di VALENTINA PROVENZANO) e la testimonianza di una mamma (a cura di VALENTINA PASSARIELLO). E' importante su questo delicatissimo argomento dare la voce a tutti i punti di vista, privilegiando il DIRITTO ALL'INFORMAZIONE. CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF: LA PERSONA AL CENTRO. Vuoi anche tu dare un contributo sull'argomento? contatta il MIF cliccando qui


PARLIAMO DI VACCINI

il punto di vista scientifico

DI VALENTINA PROVENZANO- Vaccino sì o vaccino no?

Proviamo ad affrontare un argomento tormentone destinato ad infiammare l’estate.

Già, perché le polemiche sulla vaccinazione e l’ antivaccinismo nascono con i vaccini stessi.

Fin dall’epoca di E. Jenner, geniale medico inglese che scoprì il primo vaccino della storia (1796) mettendo fine all’epidemia di vaiolo, la vaccinazione è sempre stata oggetto di discussione tra sostenitori ed oppositori. Le motivazioni ad opporsi erano spesso di carattere ideologico e religioso. Secondo gli antivaccinisti, la vaccinazione, oltre ad essere inutile e dannosa, era una violazione della libertà personale che lo Stato non aveva il diritto di imporre e pertanto paragonabile ad un crimine intollerabile.

Sono trascorsi più di 200 anni ma lo scetticismo è tutt’ altro che affievolito anzi ai nostri giorni

è certamente sostenuto e amplificato dalla facilità con cui chiunque può reperire informazioni contrastanti su internet, e anche da molte altre motivazioni che spesso non hanno niente a che fare con i vaccini.

Il fenomeno come “esitazione vaccinale” (termine che comprende i concetti di indecisione, incertezza, ritardo, riluttanza) è complesso e strettamente legato ai differenti contesti, con diversi determinanti: periodo storico, aree geografiche, situazione politica.

Ma cosa sono questi vaccini? Come funzionano? Perché è importante vaccinarsi e perché in Italia è obbligatorio?

Il vaccino è un modo per insegnare al nostro corpo a “creare una difesa immunitaria” verso una specifica malattia. Attraverso il vaccino il nostro corpo è stimolato a proteggerci dall’attacco di uno specifico virus, batterio o tossina, eliminandolo prima che possa creare danni.

Il vaccino contiene una piccola quantità uccisa o inattivata del patogeno (virus, batterio, tossina) della malattia. Quando questo viene introdotto nel corpo attiva gli anticorpi che, combattendo l’agente, “impareranno” a sconfiggerlo. Quando lo stesso microrganismo si ripresenterà, i nostri anticorpi lo “riconosceranno” e “ricorderanno” come innescare i meccanismi di difesa.

Vaccinarsi è importante perché si tratta di una scelta che riguarda il singolo bambino ma produce effetti su tutta la popolazione. Non vaccinare un bambino non significa danneggiare soltanto lui ma anche tutti gli altri bambini che, se vaccinati, si proteggono l’uno con l’altro. Il rifiuto della vaccinazione assume quindi carattere di violazione di questa sorta di “contratto sociale”.

In Italia l’8 Giugno scorso è entrato in vigore il decreto legge n. 73/2017 che sancisce l’obbligatorietà e la gratuità di dieci vaccini (anti-poliomielitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti-Haemophilus influenzae tipo b; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella)per i bambini della fascia di età 0-16. Per i nati dal 2001 al 2016, invece, sono previsti i vaccini contenuti nel “calendario vaccinale nazionale”.

L’obbligo è escluso in caso di immunizzazione a seguito di malattia naturale, comprovata dal medico curante o dall’analisi sierologica ed è, inoltre, possibile omettere o differire le vaccinazioni “in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate e attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta”.

Sui social ancora in molti disapprovano la decisione presa che, certamente, lascia non poche perplessità ma che non risulta unica al mondo. In Australia, la legge sui vaccini presenta un titolo emblematico: “Niente puntura, niente soldi”. Questo perché chi non vaccina i propri figli non può utilizzare alcuni servizi statali e non può usufruire di alcuni tipi di agevolazione fiscale. Dunque una politica ancora più punitiva rispetto all’Italia.

Ci si lamenta di una disparità di trattamento dei bambini italiani in confronto a quelli europei. Effettivamente, 14 di 29 paesi europei hanno una sola vaccinazione obbligatoria in programma, mentre negli altri 15 non ci sono vaccini obbligatori ma soltanto raccomandati. Nonostante questo, però, non ci sono neanche rischi di epidemie (come invece sta succedendo nel nostro paese) perché il livello di responsabilità della popolazione è molto elevato. In Italia, invece, la copertura vaccinale ha mostrato un trend stagnante e in alcune zone del paese addirittura talmente in diminuzione da non raggiungere la soglia di sicurezza del 95%. Al di sotto di questo limite gli agenti patogeni continuano a circolare, mettendo a repentaglio la salute di tutti.

Sebbene i vaccini attualmente utilizzati abbiano standard di sicurezza molto elevati e siano efficaci, essi, come tutti i farmaci, non sono esenti da rischi potenziali ed eventi avversi possono seppur raramente, verificarsi a seguito della vaccinazione.

Il grande impegno della ricerca scientifica consiste nel cercare di distinguere gli effetti indesiderati reali (coinvolge pochissimi soggetti rispetto la maggioranza dei soggetti che ne trae vantaggi) dagli eventi casuali che incidentalmente vengono evidenziati con la concomitanza temporale.

Mentre un farmaco viene impiegato per migliorare lo stato di salute e per questo scopo il paziente è disposto a correre qualche rischio, il vaccino viene somministrato ad una persona sana per mantenerla in buona salute: l’assenza di malattia rende molto meno disponibili ad accettare il rischio.

Informare correttamente senza allarmare è la parte più difficile della comunicazione del rischio. Quest’ultimo è parte integrante di ogni atto medico ed è giusto che il paziente ne venga messo al corrente.

Il Ministero della Salute sottolinea che ci sono “controindicazioni definitive” dei vaccini per bambini e pertanto non va somministrato quando il bambino:

- ha manifestato delle gravi reazioni ai precedenti vaccini;

- è affetto da malattie neurologiche in evoluzione;

- è allergico ad alcuni antibiotici come neomicina e streptomicina.

Nel caso di bambini con leucemia, tumori e Aids la situazione va attentamente valutata con medici specialisti caso per caso per ponderare vantaggi e rischi legati alla vaccinazione.

I bambini più a rischio per il vaccino sono quelli:

- predisposti geneticamente ad avere difese immunitarie immature;

- ai quali fin dalla nascita sono state diagnosticate malattie neurologiche;

- nati sottopeso, con una nascita o con una storia gestazionale con problemi gravi;

- che hanno familiari con dislessie, autismo, disprassie.

Le famiglie con bambini “lesionati” da vaccino hanno dato vita ad associazioni in cui in genitori spesso sostengono il diritto di essere informati anche su quelli che sono i rischi connessi alla vaccinazione. http://www.condav.it/

Essere informati sui vaccini per bambini è il primo passo per poter anche cercare di ridurre quelli che sono i rischi correlati alla vaccinazione. Sarebbe auspicabile che i genitori con il loro sguardo vigile collaborassero con i pediatri al fine di attuare una sorta di “vaccinazione personalizzata” e per individuare effetti collaterali comuni (febbre, gonfiore e dolore in loco) ed eventuali effetti collaterali gravi (epilessia, disturbi neurologici permanenti, autismo) nonché evitare controindicazioni.

Fidiamoci dei professionisti della salute e non rischiamo di tornare indietro nel tempo, quando malattie come poliomielite, difterite, morbillo mietevano centinaia di migliaia di vittime.

I genitori che devono vaccinare i propri figli possono rivolgersi al proprio pediatra, alle unità territoriali di prevenzione e ai centri di vaccinazione www.asppalermo.org

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PARLIAMO DI VACCINI


introduzione storico-normativa


il punto di vista di una mamma



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VALENTINA PROVENZANOE’ una farmacista iscritta all’ordine di Palermo. Laureata nel 2012 presso l’ Università degli studi di Palermo presentando una tesi sperimentale su nuovi derivati antitumorali. 
Attualmente collabora con un team di oncologi in clinica privata.
Ha lavorato in farmacia e parafarmacia distinguendosi per professionalità, competenza, gentilezza e disponibilità, riuscendo a creare un ottimo rapporto di fiducia, rispetto e fidelizzazione con i pazienti.
Amante della natura e degli animali, predilige lo sport all’aria aperta. E’ affascinata dalla luna e s’incanta davanti un tramonto che non riesce a non fotografare.
Sensibile, razionale, meticolosa, con buona capacità di ascolto e con uno spiccato senso di giustizia e del dovere , ha iniziato la sua avventura con il MIF di recente, attratta dalle iniziative e dallo scopo del consultorio, pronta a schierarsi con i più deboli in nome dell’ informazione semplice e accessibile a tutti.